Il vino, in Gran Bretagna, come avevamo raccontato su WineNews a fine maggio (qui), è di fronte ad una riforma epocale, portata avanti dal Department for Environment, Food & Rural Affairs britannico, che ambisce a restituire al settore la libertà di prosperare, eliminando la burocrazia europea e liberando risorse. Tante tematiche, che riguardano sia il vino importato che quello prodotto Oltremanica, e che il Ministro britannico dell’Alimentazione e delle Bevande, Mark Spencer, ha portato sul tavolo degli stakeholder del settore enoico. La consultazione è durata settimane, ma è servita a limare le proposte del Governo e trovare una quadra definitiva, stabilendo un calendario preciso e una deadline dell’entrata in vigore delle diverse misure.
Il primo punto riguarda l’etichettatura: il Governo revocherà l’obbligo per il vino importato nel Regno Unito di essere accompagnato da un’etichetta indicante “importatore” o “importato da”. La modifica entrerà in vigore il 1° gennaio 2024, ed una volta entrata in vigore, le norme sull’etichettatura del vino richiederanno alle aziende di indicare un indirizzo situato nel Regno Unito e nelle dipendenze della Corona, seguendo l’obbligo generale per i prodotti alimentari e le bevande di riportare, semplicemente, un operatore del settore alimentare in etichetta.
Sul fronte interno, sarà consentita una certa flessibilità nell’utilizzo di varietà ibride, che secondo il Governo britannico aiuteranno il mercato vinicolo nazionale ad essere adattabile e resiliente, consentendo blend innovativi, in modo che i produttori possano continuare a produrre vino di qualità. Il cambiamento non sarà obbligatorio, ed i produttori che esprimono preoccupazione per il rischio che la qualità possa uscirne compromessa possono comunque limitare i disciplinari delle Dop in modo da consentire il solo utilizzo di uve provenienti da vitigni “Vitis vinifera”.
Dal 1° gennaio 2024 decadrà anche il divieto di produrre e commercializzare i “Piquette” (in Italia conosciuti come “vini acquerello”, ndr), ottenuti dalle vinacce già precedentemente usate per la produzione di un vino, allungati con acqua e zucchero. L’attuale divieto - ricorda il Governo Uk - risale alla sovrapproduzione di vino nell’Unione Europea negli anni Settanta e Ottanta, ma i report sul mercato dei consumi di vino indicano che esiste uno spazio di crescita per i prodotti a basso livello di alcol, come i Piquette. Anche se la sua produzione potrebbe non piacere a tutti, l’eliminazione delle restrizioni offre ad alcuni produttori l’opportunità di aggiungere valore al loro business principale. Il Governo non intende modificare la classificazione dei Piquette: mantenendo la classificazione CN2206, i Piquette saranno soggetti a restrizioni di commercializzazione che garantiscono che non vi sia il rischio di confusione con prodotti del settore vitivinicolo.
Cadrà anche il divieto di miscelazione dei vini importati: pur riconoscendo le preoccupazioni di alcuni produttori, in particolare riguardo alla garanzia di un’etichettatura chiara per i consumatori, il Governo sottolinea che il blend tra vini diversi è ormai una pratica comune a livello globale, che offre la possibilità di migliorare la qualità e la commerciabilità del vino. Le attuali norme sull’etichettatura continueranno a fornire ai consumatori un’indicazione chiara delle origini del vino miscelato, e questa scelta, nella visione del Department for Environment, Food & Rural Affairs non è comunque in contrasto con l’accordo commerciale e di cooperazione Regno Unito-Ue.
Altra novità interessante, già anticipata a maggio, come le altre, e confermata in toto, la rimozione del requisito obbligatorio che prevede che alcuni vini spumanti debbano avere tappi a fungo o tappi in alluminio per essere commercializzati nel Regno Unito, nella convinzione che sia un requisito obsoleto e non rifletta il cambiamento del comportamento dei consumatori, portando a minori costi per i produttori e maggiore scelta per i consumatori, lasciando ovviamente la libertà, per chi vuole, di continuare ad usare i tappi che preferiscono. Un’altra modifica che riguarda l’industria produttiva interna è la rimozione delle regole sulle forme delle bottiglie.
È, evidentemente, una riforma dal segno estremamente liberale, all’interno della quale ci sono misure che rischiano di aprire fronti polemici, come la possibilità di produrre vini spumanti da uve importate, carbonati quindi in Gran Bretagna. Un cambiamento che, nell’ottica del Governo Uk,non avrà un impatto significativo sul consolidato mercato nazionale degli spumanti premium metodo classico. È questo un tema che riguarda un ambito più largo, quello della nuova normativa nazionale sul vino, sulla quale ci sarà una ampia consultazione nel 2024, che riguarderà anche l’aggiornamento dell’elenco delle pratiche enologiche affinché i produttori di vino inglesi abbiano accesso agli ultimi sviluppi tecnologici e alle pratiche di vinificazione. Per il Governo sono cambiamenti fondamentali affinché il mercato del Regno Unito resti un mercato competitivo e vivace, sia sul fronte delle importazioni che su quello produttivo.
Altra novità di portata enorme, specie perché capace di anticipare la burocrazie Ue, è l’intenzione di modificare la definizione di vino per consentire la produzione e la commercializzazione di vino con un minimo di 0% di alcol in volume (alc/vol). Questo cambiamento consentirà la produzione di vini naturalmente meno alcolici, e consentirà la dealcolazione completa o parziale del vino, anche, in prospettiva, per i vini Dop e Igp, laddove il disciplinare lo consenta. Resterà in vigore il Regolamento 2019/934, che regola le pratiche ed i processi enologici sviluppate per eliminare l’alcol dai vini: attualmente è consentito ridurre il contenuto alcolico del vino solo fino al 20%, al fine di correggere i difetti, ad esempio quando le condizioni climatiche hanno portato un contenuto alcolico eccessivo.
Infine, il Governo introdurrà delle restrizioni all’uso del termine “ice wine” e termini simili per consentire al Regno Unito di aderire al Cptpp - Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership nel 2024.Poiché nessuno dei vini britannici attualmente sul mercato, prodotto utilizzando uve congelate artificialmente, è commercializzato come “ice wine” o un termine equivalente, è una misura destinata a non avere alcun impatto negativo.
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