Sarà un Natale con il sole, e questa può essere una buona notizia per chi decide di visitare un borgo o i tradizionali mercatini, ma le temperature sopra la media non sono un toccasana per l’agricoltura che già paga un 2023 decisamente difficile da un punto di vista climatico. Natale dunque soleggiato con l’arrivo dell’anticiclone in un autunno che, dal punto di vista climatologico, si è classificato in Italia come il più caldo di sempre con una temperatura di ben 2,1 gradi superiore la media storica anche se l’anomalia sale a +2,3 gradi nel centro Italia. Emerge da un’analisi Coldiretti sulla base di proprie elaborazioni su dati Isac Cnr che rilevano le temperature dal 1.800.
Il solstizio di inverno quest’anno cade il 22 dicembre alle ore 4:28 e segna il giorno più corto dell’anno. Ma, intanto, a scandire le giornate, c’è un caldo insolito con temperature massime che potrebbero addirittura sfiorare i 20 gradi in certe zone e valori oltre la media che si prevedono lungo tutta la Penisola.
L’andamento stagionale, con le temperature sopra la media, continua Coldiretti, ha ritardato la maturazione dei frutti tipici dell’inverno a partire dagli agrumi, in particolare le arance, con difficoltà ad acquisire la piena colorazione, soprattutto per le arance pigmentate. D’altro canto l’innalzamento della colonnina di mercurio confonde i consumatori che non hanno ancora indirizzato gli acquisti verso i prodotti della stagione fredda con il boom dei consumi di gelato.
Si conferma, dunque, quest’anno la decisa tendenza al surriscaldamento della Penisola con effetti sull’ambiente, sulla produzione agricola e sui consumi. Un andamento che è destinato a cambiare la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli in Italia che si concentra nell’ultimo decennio e comprende fino ad ora, nell’ordine secondo l’analisi Coldiretti, il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.
Si è verificato un crollo dei raccolti nazionali che mette a rischio gli alimenti base della Dieta Mediterranea con riduzioni che, ricorda Coldiretti, vanno dal 20% per il vino al 30% per le pesche e nettarine ma anche la produzione dell’olio extravergine nazionale che è stimata 290.000 tonnellate, ben al di sotto della media dell’ultimo quadriennio. Un’annata nera per l’agricoltura italiana con danni che, tra coltivazioni e infrastrutture, superano i 6 miliardi di euro a causa dei cambiamenti climatici. Siamo di fronte ad un’evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo con effetti devastanti come dimostrano le alluvioni in Romagna e in Toscana.
D’altronde “l’agricoltura italiana è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli” afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea, anche grazie al nostro pressing, sta finalmente aprendo le porte”.
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