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L’EMERGENZA

Dalla Fao un programma per favorire reddito e occupazione dei contadini nel mondo

Tante le associazioni coinvolte da tutto il mondo, in Italia c’è la Coldiretti che lancia l’allarme: i prodotti agricoli pagati il 13,7% in meno
Non Solo Vino
I redditi dei contadini non seguono l’aumento dei prezzi al consumo

Fare la spesa costa sempre di più, ormai ce ne siamo accorti, eppure c’è chi non ci guadagna da questi rincari: volano i prezzi del cibo nei diversi continenti ma ai contadini, i prodotti agricoli, vengono pagati il 13,7% in meno. Emerge dall’analisi Coldiretti sulla base alle quotazioni dell’indice Fao che nel 2023, sullo stesso periodo 2022, fa registrare cali che vanno dal -17% per il latte alla stalla al -15% per i cereali nei campi. Ed è proprio per combattere questa anomalia a livello internazionale che è nata la World Farmers Markets Coalition, che è uno dei dieci programmi della Fao selezionati nel progetto di Food Coalition, con l’obiettivo di sostenere i mercati contadini nei diversi continenti per favorire reddito ed occupazione e combattere la fame.
Le organizzazioni fondatrici sono per l’Italia Coldiretti e Fondazione Campagna Amica, la Fmc per gli Usa, Grønt Marked per la Danimarca e Bondens Marked per la Norvegia. Tra i Paesi coinvolti, le cui associazioni con l’occasione aderiranno, ci sono anche gli Usa, l’Australia, il Giappone, il Canada, il Cile, il Ghana, l’Inghilterra. Si tratta di una realtà che coinvolge già 250.000 agricoltori e famiglie
. Fra gli obiettivi della World Farmers Markets Coalition, evidenza Coldiretti, c’è la diffusione di un modello di sviluppo economico ambientale e sociale sostenibile, tramite la filiera corta con il supporto all’agricoltura familiare, la promozione del cibo locale e l’emancipazione degli agricoltori, in particolare delle donne e dei giovani. Punto rilevante dell’azione associativa è la conservazione della biodiversità e la lotta ai cambiamenti climatici.
“Se i prezzi pagati ai contadini sono crollati nel 2023 - denuncia la Coldiretti - è cresciuta l’inflazione alimentare sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, con i prezzi del cibo che sono aumentati su valori che vanno dal +2,9% in Usa al +6,8% nell’Unione Europea, dove in Italia l’incremento è stato del 5,9%. Ma la situazione più difficile si registra nei Paesi poveri con balzi per fare la spesa alimentare che vanno dal +23,1% del Burundi al +27,5% del Pakistan fino al +32,2% del Ghana, secondo l’analisi Coldiretti a novembre 2023”. La stessa Coldiretti parla di “una speculazione sulla fame favorita dal fatto che l’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sempre più condizionata dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli delle materie prime come il petrolio, i metalli preziosi fino al grano. Le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto.
Il risultato è l’inflazione e la povertà alimentare nei Paesi più ricchi ma anche gravi carestie e la malnutrizione nei Paesi meno sviluppati. Un andamento che ha portato a livello nazionale al contenimento dei consumi alimentari con gli italiani che spendono di più per mangiare di meno, mentre i produttori agricoli non coprono i costi di produzione”.

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