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MERCATI MONDIALI

L’Italia del vino fa rotta sulla Germania, guardando al nord Europa, dalla Prowein di Dusseldorf

Dal 10 al 13 marzo torna la fiera che è anche presidio del più importante mercato europeo. Che, come tutti, fa i conti con economia e calo dei consumi
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Prowein, l’Italia del vino fa rotta sulla Germania, guardando al nord EuropaProWein in Düsseldorf is the world’s leading trade fair for wine and spirits, and is the largest industry platform for professionals from viticulture, production, trade and gastronomy. From 19 – 21 March about 6,000 exhibitors from over 60 Nations showcase their products.

Se Vinexpo Paris Wine Paris crescerà ancora, come molti si aspettano (e come abbiamo raccontato qui), e diverrà la vera fiera internazionale del vino, la ProWein, a Dusseldorf, che lo è stata negli ultimi anni, ed è chiamata alla riscossa dopo un’edizione 2023 meno brillante di altre, potrebbe tornare una fiera prevalentemente per il mercato tedesco (che è, in ogni caso importantissimo, per l’Italia e non solo), e come punto di incontro privilegiato per tanti mercati del nord e dell’est Europa. In ogni caso, la fiera tedesca, che aprirà i battenti dal 10 al 12 marzo 2024, vedrà ancora l’Italia protagonista, con oltre 1.190 espositori registrati (comunque in calo sulle scorse edizioni), rappresentativa più grande in assoluto, seguita da Francia (743) e dalla Germania (708), e da tanti Paesi di tutto il mondo (dall’Argentina all’Armenia, dalla Bolivia al Brasile, dalla Cina all’India, Israele al Giappone, da Panama alla Slovacchia, dagli Stati Uniti alla Turchia, dal Regno Unito al Venezuela, solo per fare alcuni esempio). D’altronde, i numeri parlano da soli: l’Italia del vino è Paese leader in volume e valore tra i vini di importazione della Germania, con il Paese tedesco che, per le cantine tricolore, nei primi 11 mesi 2023, ha fruttato 1,1 miliardi di euro, a +3,7% sul 2022, secondo i dati Istat analizzati da WineNews.
E non è un caso che, come detto, l’Italia del vino sia ancora un volta presente in massa, seppur con più collettive e qualche defezione in più sul passato, soprattutto tra le aziende medio piccole. In ogni caso, non mancheranno i top brand del Belpaese:
da Adami ad Allegrini, da Altesino ad Angelini Wines & Estates, da Argentiera a Caprai, da Ettore Germano a Poliziano, da Romano dal Forno a Gini, da Farina a Umani Ronchi, da Planeta a Baglio del Cristo di Campobello, da Antinori a Banfi, da Barone Pizzini a Barone Ricasoli, da Bortolomiol a Bosca, da Bottega a Cadis, da La-Vis ad Albino Armani, da Ceci a Settesoli, da Carpenè Malvolti a Carpineto, da Zonin a Casanova di Neri, da Castello di Ama a Mazzei, da Caviro a Cavit, da Cesari a Collemassari, da Cusumano a Donnafugata, da Elena Walch a Cecchi, da Famiglia Cotarella a Frescobaldi, da Ferrari a Feudi di San Gregorio, da Fontanafredda a Fantini Group, da Fontodi a Berlucchi, da Gruppo Italiano Vini (Giv) a Tenute del Leone Alato, da Leone de Castris a Lungarotti, da Masciarelli a Masi, da Michele Chiarlo a Pasqua Vigneti e Cantine, da Piccini 1882 a Pietradolce, da Pio Cesare a Quintodecimo, da Rocca delle Macie a Ruggeri, da Salcheto a Santa Margherita, da Schenk Italia a Serena Wines, da Bellavista a Tedeschi, da San Felice a Speri, da Tenuta San Guido (Sassicaia) a Tenute del Cerro, da Terre d’Oltrepò a Tommasi Family Estates, da Tua Rita a Velenosi, da Venica & Venica a Vietti, da Vignaioli del Morellino di Scansano a Villa Sandi, da Zenato a Zorzettig, passando per i Consorzi come quelli di Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano, Prosecco Doc, Bolgheri, Valpolicella, Franciacorta, Asti, Manduria, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Lambrusco, Lugana, Morellino di Scansano, Maremma, Doc delle Venezie, Doc Roma, Vini d’Abruzzo, Soave, Vini di Romagna, Chianti, Chianti Classico e Alto Adige, e ancora Istituto Marchigiano Tutela Vini e Piemonte Land of Wine, e dai grandi raggruppamenti di imprese come Italiana Signature Wines Academy ed Italia del Vino Consorzio, solo per citare alcuni nomi tra i tanti possibili.
Sotto i riflettori ci saranno i grandi trend di un mercato non proprio scintillante, come già emerso, tra le altre cose, dal “Prowein Business Report 2023”, il climate change, i vitigni Piwi (che, in Germania, sono nati), il cambiamento generazionale, la sempre maggiore presenza della tecnologia e dell’intelligenza artificiale nel mondo del vino, e così via. E, ovviamente, il vino, con tante masterclass dedicate al vino italiano, spesso con la regia dell’Agenzia Ice, ma anche delle riviste tedesche (Weinwirtschaft, Vinum, Der Feinschmecker, Falstaff ...), con al centro denominazioni e territori come Chianti Classico, Friuli Venezia Giulia, Garda Doc, Franciacorta, Custoza, Valpolicella, Lugana, Doc Venezia, Chianti, Puglia, Morellino di Scansano, Oltrepò Pavese, Asolo Prosecco, Vino Nobile di Montepulciano, Prosecco, Valtenesi, Campania, Montefalco, Vesuvio, Lambrusco e Vini Mantovani, Pinot Grigio delle Venezie e non solo.
Rappresentanze del vino italiano che, dunque, dalla Prowein 2024, guarda, con particolare attenzione, al mercato tedesco che, come racconta il report statistico di “DeutscherWein.de”, relativo per la verità al 2022, non ha passato indenne il vaglio delle difficili condizioni economiche che tutti i Paesi del mondo hanno attraversato in questi anni. In particolare, evidenzia il report, in un mercato storicamente molto sensibile al tema del prezzo come quello tedesco, i vini di importazione, che si muovono nella distribuzione ad un prezzo medio di 3,6 euro al litro, hanno visto un calo del -7% in volume e del -5% in valore, mentre i vini domestici (nel 2022 la Germania ha prodotto 9 milioni di ettolitri di vino, a fronte di un import superiore a 13 milioni di ettolitri, ndr), che costano di più, ovvero, in media, 4,18 euro al litro, hanno subito perdite di volume del -14%, e cali delle vendite in valore del -8%. Di conseguenza, la quota di mercato dei vini tedeschi, in termini di volumi di vino acquistati, è scesa di un punto percentuale al 44%.
Guardando ai numeri più in dettaglio, la Germania, nel 2022, ha importato 6,02 milioni di ettolitri di vino bianco fermo (-8,9% sul 2021), in gran parte generico o entry level, per 721 milioni di euro (+1,4%), con un prezzo di 120 euro ad ettolitro, mentre i rossi fermi si sono fermati a 5,8 milioni di ettolitri (-5,5%) per 1,29 miliari di euro (-7,8%) ad un prezzo medio di 220 euro ad ettolitro. Gli spumanti nel complesso hanno mosso importazioni per 677.000 ettolitri (-6,6%), per 471 milioni di euro (+5,7%), con la metà del valore rappresentato dallo Champagne, che ha realizzato 242 milioni di euro (+13,7%) con 95.000 ettolitri (+2,3%) ad un prezzo medio di 2.555 euro ad ettolitro, mentre gli altri spumanti di importazione hanno messo insieme 156 milioni di euro (+9,1%) per 426.000 ettolitri (-3,5%) ed un prezzo medio di 366 euro ad ettolitro (il resto è rappresentato da vini frizzanti). Per un totale di importazione di tutte le tipologie di vino, dunque, pari a 13,3 milioni di ettolitri (-6,8) per 2,6 miliardi di euro (-2%).
L’Italia è stabilmente, da anni, leader tra i vini importanti. Detto della crescita del 2023 (in attesa, tra pochi giorni, dei dati Istat definitivi), nel 2022, dal Belpaese, sono arrivati vini per 1,02 miliardi di euro (-6,4% sul 2021) e 4,8 milioni di ettolitri (-7%), con un prezzo medio di 201 euro ad ettolitro. Con l’Italia davanti alla Francia (882 milioni di euro, stabile sul 2021, per 1,7 milioni di ettolitri, a -15,3% in quanto, ma con un prezzo medio di 462 euro ad ettolitro), e alla Spagna (3,6 milioni di ettolitri, -6,4%, per 348 milioni di euro, +1,9%, ed un prezzo di 95 euro ad ettolitro). Guardando ai comportamenti di acquisto e di consumo di vino dei tedeschi, il vino detiene una percentuale del mercato delle bevande alcoliche in Germania intorno dal 21,9% per i vini fermi, a cui si aggiunge l’9,9% degli sparkling wine, con la birra che domina con il 36%, e gli spirits al 29% della quota di mercato degli alcolici, mentre le altre bevande a base alcolica valgono il 4,3%. I consumi di vino, nel 2022, si sono attestati a 19,9 litri procapite, per la prima volta sotto i 20 litri a testa dal 2015 (il picco sono i 21,1 litri del 2016), mentre la birra è a 120,1 litri procapite all’anno (anche qui sotto la media dal 2015, quando i consumi furono addirittura di 132,5 litri a testa). Guardando ai trend di consumo, se si considera il complesso del consumo di vino la propensione a comprare vini tedeschi è stabilmente intorno al 44-45% in volume e al 47% in valore, tra il 2019 ed il 2022, con l’Italia secondo Paese preferito con il 17-18% sia in volume che in valore. Curiosa la ripartizione per tipologie: quando si rivolgono al vino nazionale, i tedeschi per oltre il 58% dei casi consumano vino bianco, po il rosso (30,3%) ed in fine rosati (11,1%), mentre tra i vini stranieri sono più gettonati i rossi (46,9%) dei bianchi (40,5%), con rosati in coda (12,6%). Tra i canali di vendita del vino, discount (38%) e supermercati (28%) fanno il grosso del totale, mentre il terzo canale preferito dai consumatori (con il 9%) è la vendita diretta in cantina. Il resto è diviso, più o meno equamente, tra negozi specializzati ed enoteche, fisiche ed on line.
Numeri e trend di cui tenere conto, per capire come si muove, come cambia e come evolve il mercato tedesco che, dopo quello nordamericano (e ovviamente quello “domestico”), è il più importante per le cantine d’Italia.

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