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TURISMO ENOGASTRONOMICO

Nel 2023 crescono numero e spesa dei wine lovers Usa in Italia: 4 milioni per 6,4 miliardi di euro

Studio di Roberta Garibaldi (Università di Bergamo) e Matthew J. Stone (California State University): “un vero “affare” per il food system italiano”
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Alberto Sordi in “Un americano a Roma” di Steno (1954)

Usa loves Italy. Dopo il crollo legato al Covid-19, si è assistito ad una crescita impetuosa negli arrivi dei turisti americani nel Belpaese, che nell’ultimo biennio (2022-2023) sono passati da 2,9 a 4 milioni. La stessa spesa turistica ha visto un forte aumento, attestandosi a 6,49 miliardi di euro, secondo migliore valore dopo quello della Germania (dati Banca d’Italia). E le stime per marzo 2024 ed il periodo di Pasqua sono positive: il mercato statunitense traina la crescita delle prenotazioni aeree, con i passeggeri americani che rappresentano la quota maggiore subito dopo gli italiani (dati Ministero del Turismo). A confermare questa tendenza positiva sono anche i dati della European Travel Commission-Etc: l’Italia è tra le mete più gettonate del Vecchio Continente dagli statunitensi, subito dopo la Francia (rispettivamente con il 34% ed il 35% delle preferenze). Si tratta soprattutto di turisti che viaggiano in coppia con il partner (36%) e che si fermeranno in Europa per 1-2 settimane (64%), con un budget giornaliero superiore a 200 euro (36%), gran parte del quale verrà speso in esperienze enogastronomiche, le più gettonate (28%) dopo quelle legate alla cultura (41%) e alla city-life (32%). Un target rilevante, che può trasformarsi in un vero “affare” per il food system italiano secondo uno studio di Roberta Garibaldi, professoressa di Tourism Management dell’Università di Bergamo, autrice del “Rapporto sul turismo enogastronomico in Italia”, e Matthew J. Stone, professore di Marketing della California State University di Chico, sui turisti americani e la loro passione per il cibo italiano.
“Il potenziale è alto per l’intero sistema, soprattutto per le ricadute economiche che la loro presenza può apportare alle destinazioni e agli operatori - afferma Roberta Garibaldi - questi viaggiatori sono interessati ad una molteplicità di esperienze. Le più apprezzate sono recarsi in un ristorante per un’esperienza culinaria memorabile (60%), di alto livello/gourmet (46%), acquistare cibo presso un food truck (44%) e mangiare o bere in un ristorante o bar famoso o storico (38%). I dati mostrano che spesso questi viaggiatori ricercano esperienze anche molto diverse tra loro (eventi, visite ai luoghi di produzione) e sono ben propensi a partecipare ad attività extra food”.
Specialmente coloro che viaggiano alla scoperta del vino. Negli ultimi due anni, il 49% dei wine travellers americani ha mangiato o bevuto in un ristorante o bar famoso o storico, rispetto al 34% degli altri viaggiatori. Inoltre, la metà dei viaggiatori che hanno partecipato ad un’attività legata alla birra ha partecipato anche ad un’attività legata al vino. Allo stesso modo, il 54% di coloro che hanno visitato una distilleria o un percorso delle bevande (come il percorso del whisky) ha partecipato anche ad un’attività enologica. E oltre il 20% ha mangiato sia in un ristorante gourmet che in un food truck.
L’interesse per il turismo gastronomico e le esperienze gastronomiche è più importante, tra gli americani, per la Generazione X (nati nel periodo 1965-1980) e per i Millennial (nati nel periodo 1981-1996). Per la Generazione Z, le esperienze sono spesso limitate dal budget a disposizione, ma la situazione è chiaramente destinata a evolversi con il tempo e con l’aumento del reddito per i più giovani.
Per l’aspetto enogastronomico non rappresenti il motivo principale per cui gli americani viaggiano verso una determinata destinazione, i viaggiatori spesso considerano l’offerta food & beverage nella scelta tra le destinazioni preferite. Di conseguenza, la gastronomia ha un peso rilevante non solo nella decisione finale, ma anche nel processo di selezione tra le possibili destinazioni. La visibilità dell’esperienza via social è un altro aspetto determinante nel criterio di scelta del viaggiatore americano.
Oltre al piacere legato alla cena e all’esperienza degustativa, una forte attrattiva per i food lovers americani è rappresentata da attività come i tour gastronomici, i corsi di cucina e le visite ai mercati. I tassi di partecipazione sono ancora relativamente bassi, ma coloro che partecipano a queste attività sperimentano quasi ogni altra attività alimentare, dalla cucina raffinata ai food truck, agli eventi e ai festival. E stanno guadagnando consenso anche le esperienze in cui i turisti possono conoscere la produzione del cibo e assaggiare i prodotti, dalle visite in caseificio alle fabbriche di cioccolato, dai birrifici alle distillerie. Il cibo di strada attrae gli americani, se è percepito come sicuro da punto di vista della sicurezza alimentare.
Non esiste un singolo tipo di viaggiatore culinario americano. Nel complesso, l’interesse verte sul cibo locale e autentico, e naturalmente sulla connessione dei prodotti agroalimentari con gli interessi personali, in particolare per chi pratica sport (bike & wine) e per chi è a caccia di incontri (turisti single).

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