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L’EMERGENZA

Prima le dighe e poi il Ponte, l’agricoltura della Sicilia ha “sete”: di 29 bacini idrici, solo 5 sono attivi

Uno scenario critico che non lascia indifferente il settore del vino, il protagonista, negli ultimi anni, di un vero e proprio “Rinascimento”
SICCITA', SICILIA, VITICULTURA, Non Solo Vino
La siccità preoccupa la Sicilia

Essere lungimiranti significa anche avere ferma consapevolezza di quanto è stato fatto negli ultimi anni, di un piccolo-grande capolavoro che, grazie alla visione di produttori con una unione di intenti solida, ha dato slancio a qualcosa che era sconosciuto, o comunque dalle potenzialità non ancora espresse, fino a non molti anni fa. Ma che per continuare a scrivere la storia, dando “linfa” al territorio, e quindi lavoro e ricchezza ma anche prestigio, ha bisogno di guardare al “reale” e meno, forse, all’utopia. Prendiamo il caso della Sicilia, regione protagonista, a tutti gli effetti, di un vero e proprio “Rinascimento” del vino (di recente “Sicilia en Primeur” 2024 ha celebrato i 20 anni dalla nascita del format dell’Anteprima dei vini della Sicilia e dei primi 25 anni di mille attività realizzate da Assovini Sicilia, protagonista e testimone del “Rinascimento” vitivinicolo siciliano, ndr).
Una superficie che conta 95.760 ettari vitati in tutta l’isola, parliamo del secondo “vigneto d’Italia” e del primo per superficie a biologico (da sola rappresenta l’8% della superficie viticola biologica mondiale: è la terza regione, dopo Castilla-La Mancha in Spagna e l’Occitania in Francia) con l’export che è esploso ed i vini che raggiungono oltre 100 Paesi nel mondo. Dunque, è qualcosa di grande, spinto anche dal lavoro svolto in termini di immagine e storytelling, aspetti che hanno contributo ad un enoturismo dai grandi numeri, e che va tutelato ad iniziare dalle decisioni da prendere ai piani alti. Abbiamo parlato della viticultura ma tutta l’agricoltura, in generale, è un motore economico fondamentale per la regione grazie a numerose eccellenze, dalla frutta agli ortaggi, che finiscono nelle tavole di tutto il mondo.
Ma l’agricoltura ha bisogno di acqua e la Sicilia è alle prese con una situazione complessa dal punto di vista idrico. WineNews ha appreso, da più fonti qualificate, che la Regione Siciliana ha 29 bacini idrici, ma di questi sono soltanto 5 quelli utilizzati. Un problema ben noto, tanto che sembra inappropriato parlare di “emergenza” ma piuttosto di “incoscienza”. Le complicazioni riguardano le interconnessioni con le dighe, la perdita di acqua che non viene raccolta, i bacini, appunto, che non sono in funzione.

La Sicilia ha “sete” e non conta che sia un territorio che risente, per le sue caratteristiche, il “peso” dei cambiamenti climatici meno di altri. Sì, è vero, le aziende sono dotate di impianti di irrigazione di soccorso ma serve un lavoro migliore per le dighe, la risorsa idrica ha bisogno di maggiore efficienza ed è necessario mitigare le perdite. Il comparto ha bisogno di aiuto per affrontare uno scenario che interessa anche il mondo del vino perché, nella peggiore delle ipotesi, si può arrivare anche alla perdita della biodiversità e ad un problema commerciale sul posizionamento del prodotto; e questo, in un panorama sempre più affollato e competitivo, è un’allarme da evitare.
La viticoltura, e l’agroalimentare in generale, va sempre ricordato, “smuove” anche il turismo, la ristorazione, fa lavorare le strutture ricettive e le attività commerciali. Interessa le attività di trasformazione, di logistica, quelle legate all’accoglienza, un mondo che beneficia, “a cascata”, del lavoro di chi opera in campagna. Investire sui bacini è costoso, vero, ma può generare, nel tempo, ricadute economiche molto superiori per la Sicilia e quindi per l’Italia. Si parla spesso di grandi opere, pensiamo al Ponte sullo Stretto, ma forse, prima, bisogna mirare più vicino, indirizzando le risorse a tutti quei progetti vicini alle esigenze dei territori, delle persone che hanno scritto la storia e che vogliono continuare a farla.

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