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COMPETITIVITÀ

Nel rapporto di Draghi all’Ue, visionato da WineNews, anche le risorse della Pac e la food security

Il “capitolo” agroalimentare tra le 170 proposte e 800 miliardi di euro di investimento da trovare per il futuro dell’Europa, dell’ex Presidente Bce
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Il futuro della competitività europea” secondo Mario Draghi

C’è spazio anche per l’agricoltura e la sicurezza alimentare nelle 400 pagine redatte da Mario Draghi - insieme a un gruppo di ricercatori ed economisti - nel documento presentato il 9 settembre in Commissione Ue, dal titolo “Il futuro della competitività Europea”, visionato da WineNews. L’ex numero uno della Banca Centrale Europea ed ex Presidente del Consiglio consiglia 170 proposte per risollevare l’Ue, giudicata troppo indietro rispetto ai progressi di Cina e Stati Uniti, e per le quali sono necessari investimenti annuali di 800 miliardi di euro, ovvero il 4,5% del Pil dell’Unione. Ma non solo, perché come dice Draghi nel rapporto, occorre fare una riflessione anche sul sistema di investimenti europei: secondo il documento questi sono troppo limitati da ragioni di bilancio, mancanza di focus e un atteggiamento troppo conservativo di fronte al rischio.
Viene così citata la Pac, la Politica Agricola Comune, la voce più grossa del bilancio europeo, che attualmente vale il 30,9% del quadro finanziario complessivo dell’Unione 2021-2027: Draghi suggerisce una revisione dello stanziamento, con una migliore allocazione delle risorse - giudicate eccessivamente frammentate rispetto alle priorità strategiche - e un accesso dei privati ai fondi europei tacciato di essere troppo complesso e burocratico.
Tra le priorità del piano generale c’è anche la decarbonizzazione, che va gestita però - si legge - parallelamente alla preservazione della posizione competitiva dell’industria europea. A rischiare altrimenti è la food-security: con una eccessiva deindustrializzazione la sicurezza economica dell’Europa potrebbe infatti essere compromessa, ad esempio tramite una minore sicurezza alimentare dovuta alla mancanza di fertilizzanti e pesticidi e una minore autonomia per il settore della difesa. A cascata potrebbe soffrirne anche il “Green Deal Europeo” stesso.

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