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LE ANALISI ASSITOL E ISMEA

Olio d’oliva, il 2024 sarà un’annata “di scarico”: produzione stimata sulle 200.000 tonnellate

La raccolta, dopo l’exploit 2023, torna agli scarsi livelli del 2022. E, intanto, Veronafiere lancia “Sol2Expo”

Per l’olio di oliva italiano il 2024 non sarà una grande annata. Lo confermano le prime stime Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia aderente a Confindustria e Federalimentare, che parla di “anno di scarico”, quindi con quantitativi minori sulla media, ma con situazioni molto diverse a seconda delle aree del Paese. “La siccità - spiega Anna Cane, presidente del Gruppo Olio d’Oliva di Assitol - ha colpito soprattutto il Sud che vanta i due terzi della nostra produzione olivicola”. Diverso lo scenario per il Centro-Nord dove, invece, sembra prospettarsi una buona campagna. In ogni caso, a causa dello stress idrico subito dalle piante e dagli episodi di meteo estremo, oltre all’annata di scarica, le prime stime suggeriscono una produzione nazionale intorno alle 200.000 tonnellate, il 39% in meno rispetto al 2023 quando furono 328.000, e tornando grosso modo ai numeri del 2022, secondo invece un altro rapporto di Ismea presentato insieme a Confagricoltura e Costa d’Oro.
In Italia il settore dell’olio di oliva - che sarà protagonista dal 2 al 5 marzo 2025, con Sol2 Expo, la nuova fiera organizzata da Veronafiere e, per la prima volta indipendente da Vinitaly (approfondimento nel focus) - coinvolge 619.000 imprese olivicole e 4.327 frantoi attivi sul territorio italiano: la produzione nazionale, negli ultimi anni, si è dimostrata tendenzialmente in calo e soggetta ad un’eccessiva variabilità che va oltre la normale alternanza produttiva, risentendo molto proprio dell’impatto dei cambiamenti climatici. Lo Stivale è il secondo produttore, con una quota che raggiunge il 15% della produzione su base mondiale, secondo esportatore di olio di oliva al mondo e il primo consumatore, con 8,2 litri a testa all’anno. Il nostro Paese detiene anche il primato mondiale per varietà, con oltre 500 genotipi di olive da olio, dai quali proviene il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (42 Dop e 8 Igp). Eppure, illustra Ismea, nonostante l’elevato numero di denominazioni di origine protetta e indicazioni geografiche, il peso della produzione certificata è molto limitato, coprendo tra il 2-4% della produzione nazionale di olio di oliva complessiva. Vista la campagna italiana al ribasso, le aziende olearie rassicurano i consumatori italiani: “l’industria del settore - sottolinea Anna Cane - ha dimostrato di saper reagire agli effetti della crisi climatica, grazie alla sua riconosciuta capacità di selezionare la materia prima per sopperire al deficit produttivo”. Dal momento che ingenti quantità di olio in Italia, anche nelle annate migliori, non vengono mai prodotti, le aziende hanno sviluppato il blending, un know-how che consiste nell’accostare oli diversi per gusto e provenienza. Nel frattempo, però, si intensifica la competizione con gli altri produttori dell’area Mediterranea. Secondo Assitol, la Spagna, storico leader di mercato, dovrebbe raggiungere quest’anno una produzione di oltre 1.300.000 tonnellate di olio, riconfermando la sua centralità a livello mondiale e, secondo altre stime, cresceranno anche Turchia (250.000 tonnellate) e Tunisia (320.000), e seppure su numeri inferiori, si prevede un andamento positivo anche per Grecia (230.000 tonnellate) e Portogallo (170.000). La situazione produttiva eccezionale di questi ultimi due anni, scrive Ismea, ha determinato incrementi di prezzo eccezionali: per mesi, gli oli di oliva italiani hanno superato la soglia dei 9 euro al chilo, in uno scenario contrassegnato da forti tensioni anche dei prezzi degli oli proprio di Spagna, Grecia e Tunisia.

Focus - Veronafiere presenta la nuova fiera dell’olio di oliva
Veronafiere ha annunciato, ieri, che, dal 2025 (2-5 marzo), il Salone Internazionale dell’Olio di Oliva diventerà Sol2 Expo - a full olive experience: sostanzialmente, una rassegna (per la prima volta) indipendente da Vinitaly. La comunicazione è arrivata direttamente dal G7 Agricoltura all’Isola di Ortigia, nelle parole del presidente Federico Bricolo, che ha partecipato al Forum con il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
“Presentare il nuovo progetto - ha detto Bricolo - rappresenta per noi una opportunità importante per sottolineare il ruolo strategico del sistema fieristico di verona: un motore di crescita e di innovazione non solo economica, ma anche sociale e culturale. Eventi come questo favoriscono un confronto costruttivo, fondamentale per affrontare le sfide globali, dalla sostenibilità alla trasformazione digitale, e promuovere il made in Italy a livello internazionale”.
“Il nostro Paese può vantare - ha aggiunto il Ministro Lollobrigida - un patrimonio unico al mondo, con oltre 400 cultivar che rappresentano la ricchezza e la diversità dei nostri territori. L’olio d’oliva, come il vino, non è solo un prodotto che regala gusto e benessere, ma esprime una vera e propria “poesia” della nostra tradizione. È per questo fondamentale valorizzare l’intero sistema produttivo dell’olio, trovando il giusto equilibrio tra lavoro, qualità e prezzo. Il nuovo evento targato Veronafiere sarà l’occasione fondamentale per promuovere e valorizzare a livello internazionale la nostra eccellenza olearia”.
Il nuovo format, spiega l’ente, si distinguerà per una proposta espositiva che coinvolge non solo l’olio di oliva, ma anche le tecnologie, le attrezzature per la trasformazione e la cosmesi. Una delle principali innovazioni riguarderà l’attenzione ai sottoprodotti della filiera dell’olio di oliva: studi di settore indicano che solo il 15% del peso di un’oliva genera reddito, mentre il resto viene considerato materiale di scarto. Tuttavia, foglie di olivo, sansa e acque di vegetazione rappresentano un’opportunità di business grazie alle loro proprietà, particolarmente richieste nei settori alimentare, farmaceutico e cosmetico.

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