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BUONO, PULITO E GIUSTO

Nasce il “pane Slow”, ponte di pace tra i popoli, per garantire a tutti l’accesso al cibo

Nelle Giornate Mondiali dell’Alimentazione e del Pane, Slow Food lancia il “Manifesto” di un simbolo di identità culturale, socialità e sostenibilità

È realizzato con pasta acida lievitata - evitando l’uso di agenti lievitanti chimici - acqua e farine integrali o semi-integrali, per un prodotto genuino e di qualità che conserva tutte le proprietà nutrizionali e i sapori autentici; è frutto dell’agroecologia, che segue metodi di coltivazione e gestione dei terreni che rispettano l’ambiente e favoriscono la biodiversità, impiegando grani tradizionali locali che arricchiscono il patrimonio agricolo; la sua produzione valorizza il lavoro di tutti gli attori della filiera - agricoltori, mugnai e panettieri - garantendo la giusta remunerazione, e riconoscendo l’impegno e la passione di chi produce; è un patrimonio da trasmettere, tramandando l’arte della panificazione locale alle nuove generazioni, facendo conoscere le forme, i colori e i profumi che raccontano storie e tradizioni di un’arte antica e preziosa, ma anche le molte ricette regionali che lo vedono come ingrediente, soluzioni semplici, economiche ed equilibrate dal punto di vista nutrizionale, che vanno nella direzione di una cucina senza spreco; è una ricchezza da condividere, promuovendo lo scambio di lieviti e la condivisione di conoscenze tra i diversi componenti della rete, creando una comunità di appassionati che lo valorizza come simbolo di identità culturale, di socialità e di sostenibilità. Ecco i principi del “Manifesto del pane Slow”, lanciato da Slow Food nelle Giornate Mondiali che si celebrano oggi dell’Alimentazione, dedicata dalla Fao al diritto al cibo, e del Pane, cibo di base quotidiano, di condivisione, solidarietà e scambio tra le comunità, che rappresenta un vero ponte di pace tra i popoli.
Il pane è molto più di un alimento: è un’autentica espressione del territorio, un simbolo di connessione tra la cultura, la biodiversità del grano e le tradizioni agricole locali. Ogni terreno ha il suo grano, ogni popolo il suo pane, che riflette le peculiarità di luoghi e di comunità. E l’obbiettivo del “Manifesto” di Slow Food è riunire tutta la filiera per promuovere un pane di qualità, fatto con grani tradizionali locali prodotti con metodi agroecologici. Il pane Slow rappresenta il culmine di un processo che si sviluppa nel corso dell’anno, perpetuandosi nel tempo e garantendo il benessere complessivo di tutta la filiera produttiva. Questo percorso inizia nel suolo, prosegue con la scelta del seme, la raccolta, la molitura del grano, l’impasto e culmina nella cottura del pane. Ogni fase di questo processo è intrisa di rispetto per la terra e per il territorio.
Eppure il pane è anche uno dei cibi più sviliti: farcito di additivi, ultra-processato, congelato, precotto, imbustato e distribuito su larghissima scala. I grani con cui si produce, spesso, affrontano viaggi transoceanici, sono coltivati utilizzando grandi quantità di chimica in campo (in Canada, ad esempio, uno dei principali paesi fornitori), e sono oggetto di speculazioni da parte di multinazionali e gruppi finanziari. Ma c’è un’altra storia che Slow Food vuole raccontare, quella del pane come strumento fondamentale per rivitalizzare le aree interne e diffondere pratiche agroecologiche, l’unica prospettiva di futuro capace di garantire a tutti un accesso a cibo buono, pulito, giusto e sano. “La grande sfida di garantire il diritto al cibo per una vita e un futuro migliori, come indica la Fao in questa Giornata Mondiale, per noi parte dal modo in cui gli alimenti sono prodotti, trasformati e distribuiti, anche il pane. C’è un cibo che fa male, frutto di un sistema preciso, dove spreco, sfruttamento e fame sono elementi necessari, l’altra faccia del consumo e del profitto. E poi c’è un cibo che fa bene alle persone e ai territori, fatto di storia, cultura, convivialità, piacere. Il Manifesto del pane Slow ha l’obiettivo di riunire contadine e mugnai, fornai e pastaie, ma anche cuochi, tecnici e istituzioni che in esso si riconoscono e lavorano per coinvolgere una comunità sempre più ampia di cittadini. Nelle aree interne, in particolare, i grani tradizionali prodotti con pratiche agroecologiche possono rappresentare una leva di sviluppo importante”, sottolinea Serena Milano, direttrice Slow Food Italia.
Il “Manifesto del pane Slow” è il frutto di un percorso importante della Chiocciola: “era il 2016 quando, con la prima edizione di “Sementia”, a Benevento, Slow Food cominciava a mettere a punto i principi di una rete nata dal basso che valorizzasse i grani tradizionali locali, rafforzasse le filiere e con esse i territori, le culture e le professionalità - ricorda Mimmo Pontillo, referente della Rete Slow Grains - oggi la rete conta oltre 150 aziende che in tutta Italia producono, trasformano e offrono prodotti a base di grani che fanno bene ai territori, alle comunità, alla salute di chi li produce e di chi li mangia” . Slow Grains si è appena riunita a Terra Madre Salone del Gusto a Torino, per fare il punto sulle crisi del settore e discutere insieme di possibili soluzioni. Il prossimo appuntamento sarà a Benevento, il 26 e il 27 ottobre, l’edizione n. 6 di “Sementia”, organizzata da Slow Food Campania.

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