Il Barolo Le Coste di Monforte, prodotto per la prima volta con l’annata 2004, matura in legno per 24 mesi e in cemento per 12. La versione 2020 profuma di piccoli frutti rossi, viole, tabacco, pepe, menta e liquirizia, con tocchi affumicati e tostati. In bocca, il sorso è robusto, dai tannini fitti e dalla progressione articolata, terminando in un finale ampio e slanciato dai ritorni fruttati e dal netto rimando balsamico a congedo. La famiglia Pecchenino comincia a calcare significativamente il palcoscenico enoico langarolo negli anni della rivoluzione “modernista”, che influì in modo sostanziale sulla filosofia produttiva della maggioranza dei vignaioli dell’areale. Uno stile che imponeva vini ricchi e concentrati, ottenuti da rese molto basse in vigna e in cantina da invecchiamenti decisamente dipendenti da un abbondante utilizzo del rovere di affinamento. Oggi, l’azienda con sede a Dogliani e gestita sempre dalla famiglia Pecchenino con i fratelli Orlando e Attilio - 35 ettari a vigneto suddivisi fra i comuni di Dogliani, Monforte d’Alba (dove ha sede la seconda cantina aziendale) e Bossolasco, per una produzione di 150.000 bottiglie annue - sembra aver rielaborato il proprio stile, smussando alcuni eccessi del passato sia nella proposta del Dolcetto, sia in quella del Barolo e dell’Alta Langa, mettendo al centro l’espressione dei propri vigneti e maturando i vini in legno di varia misura.
(fp)
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