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A 20 ANNI DALLA SUA NASCITA, I PROGETTI, LE AMBIZIONI, LE STRATEGIE ED I RAPPORTI CON LE ALTRE GRANDI FIERE DEL VINO D’EUROPA, DI PROWEIN. A WINENEWS, LE PAROLE DEL RESPONSABILE DI PROWEIN PER LA FIERA DI DÜSSELDORF, MICHAEL DEGEN

Italia
Il responsabile di ProWein per la Fiera di Düsseldorf, Michael Degen

Da quando 321 espositori di nove Paesi diversi si dettero appuntamento a Düsseldorf, per il primo salone del vino della Germania, che allora si chiamava ProVins (la gran parte dei produttori, infatti, arrivava dalla Francia), sono passati 20 anni esatti. Oggi, quella manifestazione si chiama ProWein, gli espositori sono diventati 4.800 (con l’Italia che, ormai, ha staccato nettamente la Francia, 1.200 vs 900), e i visitatori attesi, rigorosamente specializzati, sono 45.000. Grandi numeri, ma anche grandi progetti per il futuro, come ha raccontato a WineNews (l’intervista su www.winenews.tv) il responsabile di ProWein per la Fiera di Düsseldorf, Michael Degen.

“Il nostro punto di forza - racconta Degen - è che in questi 20 anni non abbiamo mai perso la nostra dimensione internazionale, anzi, come testimoniano i numeri, oggi solo il 18% degli operatori che visita ProWein è tedesco. Il restante 82% arriva dagli angoli più disparati del mondo, dalla Cina alla Russia”. Certo, fino a qualche anno fa, ProWein non poteva neanche paragonarsi, per appeal, a Vinitaly e Vinexpo, “e la cosa ci pesava, ci veniva continuamente rimproverato di non saper emozionare. E allora, invece che inseguire gli altri, abbiamo puntato sugli aspetti che ci caratterizzano: la qualità della nostra offerta, e quindi dei servizi che diamo agli espositori in termini di organizzazione, e la logistica di un luogo come la Düsseldorf Messe, che ha la fortuna di avere un aeroporto a pochi passi ed una città capace di accogliere un gran numero di visitatori senza risentirne troppo in termini di ordine e praticità”. Positività che, evidentemente, non sono sfuggite all’Italia del vino, “il Paese più rappresentato - come ricorda Degen - visto che ormai ha staccato nettamente la Francia. Del resto, qui in Germania i produttori italiani sono presenti da più di 50 anni, e non c’è neanche bisogno di un grande lavoro di supporto in termini di eventi collaterali e comunicazione: tutti conoscono i vini italiani, e il lavoro, per gli espositori, è basato su una routine costruita negli anni con i propri partner commerciali tedeschi. E nel 2015, il padiglione Italia sarà ancora più grande”.

Per quanto riguarda il futuro, ProWein ha le idee chiarissime: “a novembre del 2013, per la prima volta, siamo stati in Cina, a Shanghai. È stato un successo sorprendente, perché pur con dimensioni ridotte, più o meno il 10% degli espositori che portiamo a Düsseldorf, il riscontro è stato eccezionale: oltre 7.000 visitatori, non solo dall’area metropolitana di Shanghai, ma anche dal resto della Cina e dell’Asia. Abbiamo quindi ben chiaro su cosa vogliamo puntare: sull’Europa, con ProWein, che crescerà ancora nel 2015, non tanto per vendere altri spazi, quanto per creare nuove aree di relax ed ospitalità, oltre alla ristorazione, per i nostri visitatori; e sull’Asia appunto, con ProWein Cina. Per quanto riguarda l’altro grande mercato, quello del Nord America, pur consapevoli della sua centralità, ci rendiamo anche conto di non avere i mezzi per organizzare qualcosa del genere: ci sono regole di mercato e dinamiche molto diverse, non è facile”. Strategie chiare, insomma, per una fiera che, in pochi anni, è riuscita a diventare, al pari di Vinexpo e Vinitaly, punto di riferimento per il mondo del vino italiano e mondiale: “ma non siamo nemici. In competizione sì, ma ci occupiamo tutti dello stesso mercato, per cui è chiaro che noi seguiamo ed ammiriamo il lavoro che fa Vinitaly, come credo che Vinitaly si interessi alla nostra esperienza, pur restando, necessariamente due cose ben separate. Per ora - conclude Degen - non vedo possibilità di collaborare ...”.

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