Ha una certa agilità olfattiva, questo Amarone Classico 2019 di Albino Armani, dovuta ad un buon equilibrio fra la dolcezza della frutta rossa in confettura e la vaniglia, le note mentolate e quelle agrumate. Al sorso acquista invece in serietà: i balsami si fanno più scuri, da sottobosco, e anche la frutta, che tende più all’amarena e alla mora; ma soprattutto si fa protagonista la speziatura, che lascia spazio al pepe, alla liquirizia e al chiodo di garofano. Il sorso è centrale e deciso, c’è sapidità e freschezza, con cenni amaricanti, c’è materia e persistenza. Le uve che lo compongono provengono dai 3,5 ettari che l’azienda coltiva sull’alta collina della Valle di Marano, cui si aggiungono una buona parte di vigne coltivate dai loro conferitori: sono vigneti piantate su suoli composti da depositi calcarei su rocce di origine vulcanica, disposti su muretti a secco e allevati a pergola veronese. Una produzione di circa 118.000 bottiglie annue, che confluiscono nell’Amarone qui descritto, il Cuslanus, il Ripasso, il Recioto e il Valpolicella Egle. Ma Albino Armani è un progetto molto più complesso, che abbraccia il Veneto, il Trentino e il Friuli Venezia Giulia, per un totale di 420 ettari e tre progetti di particolare affezione: Casa Belfi nella Marca Trevigiana con Maurizio Donadi, il recupero di vitigni dimenticati con Terre di Plovia nell’Alta Grave friulana e il recupero del Foja Tonda nella Valdadige.
(ns)
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