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MERCATI

Alimentare made in Italy, l’export nel mondo cresce ancora. Ma preoccupa la frenata in Usa

Le proiezioni Coldiretti su dati Istat: 36,2 miliardi di euro il dato nei primi 8 mesi, a +7,6% sul 2022. Obiettivo 100 miliardi nel 2030
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Pasta pomodoro e Parmigiano, simboli del made in Italy (ph: Valeria Aksakova su Freepik)

I dati ufficiali Istat, aggiornati oggi, arrivano fino a luglio 2023. Ma, secondo le proiezioni Coldiretti sui primi 8 mesi dell’anno, le esportazioni alimentari italiane nel mondo crescono del +7,6% sullo stesso periodo 2022, per 36,2 miliardi di euro, “nonostante le tensioni internazionali sugli scambi mondiali di beni e servizi legati alla guerra in ucraina”. Un dato che spinge verso un nuovo record, in valore” con un “balzo per l’alimentare che cresce più del triplo del dato generale delle esportazioni, rispetto allo stesso periodo del 2022. “Tra i principali paesi, la crescita più netta per il made in Italy a tavola si segnala in Francia con un aumento del 13,5% delle esportazioni alimentari davanti alla Germania (+11,3%) che resta comunque il principale mercato di sbocco mentre cresce la Gran Bretagna (+11,2%) e preoccupa il calo del -2,5% negli Stati Uniti che sono il principale mercato di sbocco fuori dai confini comunitari secondo Coldiretti. Tra i prodotti il re dell’export, anche se in leggera frenata, si conferma il vino, davanti - continua Coldiretti - a frutta e verdura fresca, ma nel paniere del made in Italy all’estero recitano un ruolo importante anche pasta, formaggi, olio d’oliva e salumi”. “Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra sud e nord del paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo” sottolinea il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza di cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale che ogni anno rappresenta per il nostro paese un danno in termini di minor opportunità di export. Ma è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’Ice con il sostegno delle Ambasciate. L’obiettivo - conclude Prandini - è portare il valore annuale dell’export agroalimentare a 100 miliardi nel 2030”.

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