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AMMIRARE OPERE DI WARHOL, CHIA, PALADINO, ROTELLA IN COMPAGNIA DI UN GRANDE VINO: E’ POSSIBILE, SU APPUNTAMENTO, NEL CASTELLO DI BARBARESCO, FINEMENTE RESTAURATO PER I 150 ANNI DELLA CANTINA DELLA FAMIGLIA GAJA … DI SCENA LA MOSTRA “ARS IN VINUM”

Italia
Ars in Vinum

Ecco un evento che farà felici sia gli amanti del buon bere sia gli appassionati di arte moderna: per i 150 anni della cantina, la famiglia Gaja, una delle griffe del vino italiano più famose al mondo, hanno messo in scena “Ars in Vinum”, fine ed interessante mostra d’arte moderna e contemporanea, in corso fino al 27 novembre 2009 al Castello di Barbaresco (Cuneo). In una cornice da sogno, che è anche la sede istituzionale dell’azienda, opere di richiamo internazionale trasformano lo show-room di Gaja in uno spazio espositivo degno di un museo. La mostra è visitabile solo su appuntamento (info: gaja1859@gajawines.com; fax 0173/635256).
La selezione dei pezzi in mostra è stata curata dalla direzione artistica della Fondazione Giov-Anna Piras di Asti, attingendo al vasto patrimonio collezionistico del Fondo che, in linea con il coordinamento del presidente Flavio Piras, offre un cospicuo spazio alla fotografia. Tutti gli scatti, le tele, le installazioni, le rielaborazioni digitali, sono stati raccolti in un unico percorso in cui la dominante semantica è data dall’abbinamento del dato di appartenenza geografica dell’opera in relazione all’espansione del mercato di diffusione di Gaja. La mostra si compone di più livelli espressivi, suddivisione che scaturisce dalla stratificazione ed eterogeneità stilistica e cronologica di opere ed artisti: da quelli di fama internazionale, le cui opere ci propongono una gamma molto ampia di approcci all’arte del ‘900, tra moderni e contemporanei, ad artisti meno noti ma portatori di nuovi modelli estetici, fino ai giovani artisti, cui è stata dedicata una sezione speciale.
In mostra opere di movimenti o liberi pensatori che dominano la scena artistica, come Andres Serrano, di cui è esposta la serie di scatti “Hands”, Andreas Gursky con il masterpiece “99$ cents”, Thomas Struth, con uno degli scatti delle iterate serie su Shangay, “Wangfujing dong lu, Shangai 1997”, ma anche autori divenuti icone di epoche e stili di vita come Andy Warhol, di cui comparirà la prestigiosa serigrafia “Two Fish” del 1983, o Mario Schifano, presente con un’opera dallo stile piuttosto inedito. Numerosissimi i contributi dei maggiori artisti del ‘900, provenienti da ogni parte del mondo: il Giappone, con la sordida delicatezza di Hiroshi Sugimoto, Pierre Soulages, o ancora il malese Seydou Keita, il maggiore tra i fotografi di studio dell’Africa anni ’50; Gehrard Richter, pioniere della fotografia a colori, Joseph Kosuth, padre dell’arte concettuale, nonché gli esponenti della Transavanguardia Sandro Chia e Mimmo Paladino.
Infine, un gioco di astrazione e ricollocamento visivo: un progetto di rielaborazione grafica del tradizionale logo Gaja, che ha coinvolto un gruppo di giovani artisti. Dieci gli autori, ognuno dei quali ha restituito una sintesi personale di quell’elemento grafico che ha decisamente un forte peso strategico nella comunicazione di un’azienda.

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