«Tre passi avanti uno indietro per umiltà». Daniele Oddone ha scelto i versi di una canzone della Bandabardò per raccontare il suo Ovada. Viticoltore, presidente del Consorzio di Tutela dell’Ovada, si è diplomato alla scuola enologica di Alba. «Stiamo assistendo alla rinascita dell’Ovadese: c’è un cambio generazionale e molto fermento in zona. Idee nuove e imprenditori che scommettono sulla terra». La sua uva cresce sulle colline di Capriata d’Orba, dove conduce un’azienda di 11 ettari coltivati biologici. Siamo a 30 km dal mare in linea d’aria, fatto che dà ai vini una forte impronta territoriale. Un’eredità del nonno materno Giovanni, classe 1909: aveva vivaio, orto e seminativi e negli anni '60 cominciò a scommettere anche sulle vigne. Zio Giuseppe ha fatto crescere l’azienda e iniziato a imbottigliare nel 1982. Daniele è entrato nel 2009. Per questa etichetta, l’uva arriva dalle vigne più giovani, mentre l’Ovada Riserva (ribattezzata sempre con la Bandabardò «Le parole servono tanto») nasce da una vigna singola del 1984. L’affinamento avviene in acciaio o in cemento, poi trascorre 24 mesi in botte di legno. È un Dolcetto ricco di colore e tannini. Ha una bella acidità che dà eleganza e freschezza. Lo amano nel Nord Europa, ma anche negli Stati Uniti. Consigliato abbinarlo con la «perbureira», una zuppa di fagioli e aglio specialità del piccolo borgo di Rocca Grimalda in provincia di Alessandria.
(Fiammetta Mussio)
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