Il Brunello di Montalcino 2019, complice un’annata generosa, mette in fila intensi aromi fruttati e speziati, che trovano il loro contrappunto in una bocca solida e articolata, dalla trama tannica fitta e dal finale succoso e compatto. Una realtà produttiva legata ad un grande nome fuori dal mondo del vino, come non è infrequente trovare tra le colline di Montalcino. E, in questo caso, si tratta di un’artista di fama mondiale: Sandro Chia, che, da par suo, ha trasformato un’area impervia della campagna di Montalcino, in un luogo votato al bello. Intanto perché ha riportato agli antichi fasti un ex fortezza del XII secolo, lavorandoci dalla metà degli anni Ottanta, attraverso una paziente operazione di recupero e poi perché, accanto a questo, ha messo a dimora nuove vigne in terreni da tempo incolti. Oggi l’azienda possiede 16 ettari a vigneto per una produzione annua di 150.000 bottiglie e si è allargata, dal 1999, anche verso un’altra zona produttiva, con il podere maremmano di Ghiaccio Forte, che conta su altri 17 ettari a vigneto (di cui 12 a Morellino). A condurre quest’impresa enoica, ormai a tutto tondo, il figlio dell’artista Filippo e Stefano Martini, figlio dello storico cantiniere del Romitorio Franco. I vini hanno uno stile ben definito dai tratti stilistici moderni, a svelare il carattere più ammaliante del Sangiovese di Montalcino, evidenziandone l’impatto aromatico intenso e il gusto avvolgente.
(fp)
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