Il Dattilo 2015, maturato in legno per 18 mesi, offre un ampio e piacevolmente rustico naso che sa di bacche scure, liquirizia ed erbe aromatiche, completato da note tostate e speziate. In bocca, il sorso è spinto bene dall'acidità e si sviluppa con buona articolazione attorno ad una fitta trama tannica che abbraccia un frutto maturo e succoso, fino ad un finale che si congeda con una fresca nota mentolata. Quando nel 1973 Roberto Ceraudo decise di cominciare a coltivare la terra di Contrada Dattilo nel crotonese, con viti, olivi e agrumi, fu di certo un pioniere. Ruolo che continuò a svolgere anche negli anni Ottanta del secolo scorso, scegliendo l’agricoltura biologica (certificata dal 1990), allora pratica quasi del tutto sconosciuta. Oggi l’azienda, a cui si è aggiunta anche un’articolata impresa per l’ospitalità, conta su 20 ettari allevati a vigneto, producendo complessivamente 70.000 bottiglie e con lui lavorano i figli Susy, Antonio e Caterina, quest’ultima eccelsa cuoca che segue il ristorante gourmet “Dattilo”, uno dei più quotati del Sud Italia, altra prelibatezza aggiuntasi a quelle prodotte dalla terra. Ma tornando alle bottiglie, la cantina produce vini a partire soprattutto dalle varietà locali di antica coltivazione come il Pecorello, il Mantonico, il Greco, il Gaglioppo, il Magliocco e il Greco Nero, con un piccolo contributo degli internazionali Chardonnay e Cabernet Sauvignon.
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