Situata ai piedi del monte Te Mata Peak, nella regione della Hawke’s Bay, in Nuova Zelanda, l’azienda della famiglia Peabody comincia il suo percorso nel mondo del vino nel 1998. Oggi, l’azienda conta su 243 ettari a vigneto, dislocati nella Hawke’s Bay, nel distretto di Gimblett Gravels e a Martinborough nel distretto di Te Muna Road. La produzione complessiva aziendale si attesta su 1.500.000 bottiglie, distribuita su cinque referenze: Sophia, Gimblett Gravels (uvaggio a base di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc); Syrah, Gimblett Gravels; Chardonnay, Kidnappers Vineyard Hawke’s Bay; Pinot Noir, Te Muna Road Martinborough e Sauvignon Blanc, Te Muna Road Martinborough, oggetto del nostro assaggio. La versione 2024, ottenuta da vinificazione parziale a grappolo intero e maturata per tre mesi in acciaio e in barrique prevalentemente usate, profuma di pompelmo, frutti e fiori bianchi, con cenni erbacei e speziati. In bocca il sorso è ben proporzionato, tendenzialmente polposo e dal finale ampio e di nuovo fruttato e speziato. La Nuova Zelanda enoica rappresenta l’1% della produzione mondiale di vino, ma è riuscita, soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso, a ricavarsi un posto di rilievo tra i vini del cosiddetto “Nuovo Mondo” - soprattutto grazie al Sauvignon - riscuotendo un significativo successo specialmente nei mercati asiatici e non solo.
(fp)
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