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DA OTTOBRE CAMBIA TUTTO NELLE NORME SUI PAGAMENTI DELLA FILIERA VINICOLA: 30 GIORNI PER LE UVE (COOPERATIVE ESCLUSE), 60 PER IL VINO. CON SANZIONI PER CHI SGARRA, DEBITORE O CREDITORE. A WINENEWS MARCO GIURI (UNIONE GIURISTI DELLA VITE E DEL VINO)

Una rivoluzione dagli intenti nobili, quella che sta per arrivare nella normativa sui pagamenti nella filiera agroalimentare, e quindi anche in quella vitivinicola, ma che forse, in un momento così delicato per il calo dei consumi e la mancanza di liquidità, il mercato non è pronto ad assorbire se non con grandi disagi, almeno nel breve termine. È quella prevista dal decreto attuativo dell’articolo 62 della “decreto liberalizzazioni” varato dal Governo in marzo, che dovrebbe diventare ufficiale nei prossimi giorni, ed entrare in vigore in ottobre, e che recepisce una direttiva europea, la 7 del 2011, che mira ad uniformare i termini di pagamento in tutta l’Unione. Punto cardine, la riduzione drastica dei termini di pagamento: 30 giorni per le merci deteriorabili, e quindi le uve, 60 per il vino, ma non solo. Cosa prevede, in dettaglio, la bozza del Decreto Attuativo che sta circolando e che dovrebbe essere quella definitiva? A WineNews lo spiega l’avvocato Marco Giuri dell’Ugivi (Unione Giuristi della Vite e del Vino).
“Il nodo centrale è quello sulla riduzione dei termini di pagamento, ma è l’impostazione complessiva del sistema a cambiare. Intanto la materia è delegata all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, con controlli che potranno essere eseguiti dalla Guardia di Finanza, perché si vuole incidere da subito sulla corretta applicazione della norma. Se si superano i termini di pagamento, per il debitore scattano sanzioni da 500 a 500.000 euro. Ma le cose cambiano anche per il creditore, “obbligato” ad esigere il rispetto dei termini. In sintesi, non si potrà più concedere ad un cliente, formalmente o meno, di pagare il vino oltre i 60 giorni, pena sanzioni anche a carico del creditore a titolo di concorrenza sleale. Le aziende, quindi dovranno rivedere al loro interno le loro procedure di recupero crediti, e se quelle più grandi sono attrezzate, le piccole e piccolissime potrebbero avere qualche difficoltà in più. Ed inoltre, dal 61 giorno per il debitore scattano automaticamente gli interessi moratori, che il creditore deve calcolare ed esigere per forza, sono inderogabili”.
Un cambio di atteggiamento “forzato”, dunque, tra produttori e clienti. “Inoltre, come per altri settori dell’agroalimentare, il contratto di fornitura dovrà essere scritto da subito, ovvero non si potrà più fare il prezzo e stabilire altre condizioni accessorie dopo la consegna della merce. E questo incide soprattutto nella grande distribuzione organizzata (che ormai vende oltre il 65% del vino italiano, ndr), per la quale diventano pratiche considerate “sleali” anche altre prassi utilizzate fino ad oggi, come l’imposizione di costi aggiuntivi per entrare nella grande distribuzione. Ancora, per vendere sottocosto serviranno accordi preliminari e non in “corso d’opera” come avviene ora, e così via, e tutto questo è fatto, nelle intenzioni, perché la gdo non possa più imporre la sua posizione di forza”.
Se non ci saranno novità, dunque, le nuove norme entreranno in vigore dal 24 ottobre 2012, ma con una precisazione non da poco: “secondo quanto prevede il decreto, la norma è retroattiva, ovvero si applica anche ai contratti stipulati prima del 24 ottobre 2012 ma ancora in essere”. “Deroga” non da poco quella che riguarda le cooperative (che producono quasi la metà del vino italiano, ndr): per loro non scatta l’obbligo di pagare a 30 giorni l’uva ai soci conferitori, perché non si tratta di “cessione” tout court ma, appunto, di conferimento.
Ma nel complesso si tratta di un cambiamento epocale. E se le intenzioni sono sicuramente nobili, visto che quello del ritardo dei pagamenti è uno dei punti più critici, in questo momento, per la vita delle cantine italiane, che effetto avrà sul mercato? “Nell’immediato, con ogni probabilità, potrebbe portare ad un’ulteriore diminuzione delle vendite in Italia - dice Giuri - perché ci vorrà un po’ di tempo perché tutto entri a regime, e sicuramente andrà fatta una grossa campagna di informazione soprattutto nel canale Horeca, che forse non è ben a conoscenza di questi cambiamenti. Ma alla lunga favorirà quelle realtà imprenditoriali che, tanto nella produzione che nella distribuzione, lavorano in maniera più seria e strutturata. Certo è che c’è grossa preoccupazione da parte di tutta la filiera perché una riforma così sostanziale arriva in un momento molto delicato per l’economia, soprattutto in Italia, con i consumi di vino in calo e problemi di liquidità abbastanza diffusi”. Ma la strada è tracciate, e a quanto pare, non sono previste deviazioni.

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