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DAL MEDIOEVO AL NUOVO MILLENNIO: IL SAGRANTINO, UNO DEI VINI ROSSI PIÚ ANTICHI D’ITALIA, DIVENTA ANCHE BIANCO GRAZIE A RICERCA UNICA NEL PANORAMA ENOLOGICO NAZIONALE. LA SPERIMENTAZIONE E' DELL’UNIVERSITA’ DI MILANO E DELLA CANTINA CAPRAI

Arnaldo Caprai
Marco Caprai

Uno dei vitigni a bacca rossa più antichi e importanti d’Italia aggiunge un nuovo colore e diventa anche bianco: grazie ad una ricerca unica nel panorama enologico nazionale, realizzata dall’Università di Milano e dalla Arnaldo Caprai, la griffe che ha segnato il nuovo corso del vitigno umbro, nasce il Sagrantino bianco. La prima emozionante vendemmia del “nuovo” Sagrantino si svolgerà oggi nei vigneti sperimentali (che si estendono su 10 ettari) della tenuta Arnaldo Caprai.
L’originale Sagrantino fu creato nel Medioevo come vino da messa dai seguaci di San Francesco: questa sua versione bianca lo proietta nel nuovo millennio con rinnovate potenzialità. Non si tratta di un semplice clone, ma di un vero e proprio nuovo “individuo” in possesso dello stesso Dna del Sagrantino come oggi lo conosciamo, con l’unica fondamentale differenza di avere gli acini bianchi. Marco Caprai, a cui va il merito di aver lanciato il Sagrantino alla ribalta dell’enologia nazionale, spiega: “Comincia un capitolo del tutto nuovo per la storia del Sagrantino, che non solo punta all’obiettivo di produrre un vino da uve Sagrantino bianco, ma anche di andare incontro al futuro partendo dalla più rigorosa tradizione.
Dopo oltre 10 anni di ricerche, portate avanti da un team di dieci agronomi guidati dal professor Leonardo Valenti dell’Università di Milano, finalmente siamo riusciti ad ottenere un vitigno che, pur non esistendo in natura, era latente nei caratteri genetici del Sagrantino fino ad oggi conosciuto”. Questa novità assoluta è stata ottenuta con uno dei metodi per il miglioramento genetico della vite più comunemente e più a lungo usati per costituire nuove varietà, l’autofecondazione, che consente di ottenere linee pure di uno stesso vitigno. Pur comprendendo l’intervento dell’uomo, non ha nulla a che fare con la genetica molecolare e il transfer di geni. A differenza del miglioramento genetico per via vegetativa, che sfrutta l’eterogeneità dei caratteri che si manifestano a seguito di mutazioni gemmarie naturali o indotte (come nel caso, per esempio, dei Pinot bianco, grigio e nero), il miglioramento genetico per via sessuata è fondato sulla disgiunzione dei caratteri che rivela tutte quelle che sono le potenzialità genetiche di uno stesso individuo.
“Nei vecchi vigneti di Sagrantino dell’azienda abbiamo scelto piante diverse - spiega il professor Leonardo Valenti, responsabile del progetto - che abbiamo isolato e fatto autofecondare. Dai grappoli ottenuti per autofecondazione, abbiamo ricavato i semi, che abbiamo trasferito in un campo sperimentale, allorquando sono diventati delle piantine. Dopo una prima selezione fra la popolazione ottenuta, abbiamo scelto circa 250 genotipi che abbiamo propagato successivamente per via vegetativa, fra questi dei Sagrantino grigi, naturalmente rossi e bianchi”.
Questo lavoro ha, dunque, permesso di svelare tutti i caratteri genetici del Sagrantino, sia quelli dominanti che quelli recessivi, fra cui anche gli acini bianchi. “All’inizio abbiamo pensato di non aver isolato a sufficienza dal contatto con altri pollini le piante autofecondate, quando abbiamo visto gli acini bianchi - continua Valenti - ma gli esami del Dna hanno confermato invece che si trattava proprio di Sagrantino: un Sagrantino bianco dal punto di vista fenotipico, ma rosso dal punto di vista genotipico. Potremmo supporre, ma senza nessun tipo di conferma, che nella genealogia del Sagrantino ci sia stato anche un Sagrantino bianco, ma con questo carattere non dominante nella sua evoluzione è come se fosse stato abbandonato”. L’esperimento rientra nel lungo lavoro svolto da Caprai per sviscerare tutte le qualità del Sagrantino, dalla sua variabilità genetica a tutte le possibili caratteristiche insite nella varietà, sia per operare la selezione dei cloni migliori, ma anche per scoprire l’origine genetica di questo vitigno, con implicazioni non solo immediatamente produttive ma anche di più larga portata.
“Il nostro lavoro - prosegue Valenti - avrà delle ricadute anche sul piano culturale. I dati che stiamo raccogliendo ci permetteranno, attraverso l’analisi del Dna e la genetica comparativa, di ricostruire l’esistenza o la non-esistenza di nessi di parentela fra il Sagrantino e altri vitigni. Dal punto di vista produttivo, invece, questa che stiamo per fare sarà la prima vendemmia di uve Sagrantino bianche, che dovremo sottoporre alle analisi del caso, per stabilire se è in possesso delle caratteristiche per essere vinificata in via definitiva”.
L’antico vitigno Sagrantino, dopo la conquista nel 1992 della Docg, sta conquistando i palati più raffinati ed è ormai entrato a far parte della ristretta cerchia dei top wines più richiesti nei migliori ristoranti ed enoteche di tutto il mondo. Le guide più autorevoli consacrano da anni il Sagrantino di Montefalco Caprai tra i migliori vini italiani, ed è proprio per merito del Sagrantino che la cittadina di Montefalco, ricchissima di opere d’arte - basti pensare ai preziosi affreschi di Benozzo Gozzoli - è stata “lanciata” nel circuito del turismo internazionale. L’azienda Arnaldo Caprai, che insieme ad altri grandi marchi del made in Italy è entrata a far parte di Symbola, la Fondazione per le Qualità Italiane, collabora dal 1990 con l’Università di Milano per la selezione clonale del Sagrantino: tra i suoi progetti più innovativi quello denominato “Alle origini del Sagrantino”, che punta a scoprire nell’area caucasica, culla della vite europea, un vitigno “fratello” del Sagrantino. Se infatti venisse ritrovato un vitigno simile, il Sagrantino diventerebbe il nome di un processo, di una tradizione vitivinicola legata al territorio, all’opera dei frati, alla cultura di Montefalco: sarebbe così come un marchio di fabbrica, un logo di un prodotto tutelabile internazionalmente con le leggi dei marchi registrati. La Arnaldo Caprai ha realizzato nel 2005 un fatturato di 5 milioni di euro, di cui il 40% destinato all’export: le sue bottiglie sono vendute in 30 diversi Paesi nel mondo, in particolare USA, Giappone, Svizzera, Gran Bretagna, Canada, Germania, Belgio, Olanda, Francia, Norvegia e Danimarca. Gli ettari vitati sono 136, con una produzione pari a 750.000 bottiglie e 9 referenze. Particolarmente attenta a Internet e alle nuove tecnologie, Caprai è stata anche la prima cantina in Italia a creare un vino da vendere solo on line, il “Nero Outsider”, che ha ottenuto un enorme successo commerciale.

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