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Dalla Gran Selezione all’andamento sui mercati internazionali, dall’Expo alla prossima vendemmia: a WineNews Sergio Zingarelli, riconfermato alla presidenza del Consorzio Chianti Classico, tra bilanci e obiettivi futuri della denominazione toscana

Italia
Sergio Zingarelli, presidente Consorzio del Vino Chianti Classico

Per il Chianti Classico gli ultimi anni sono stati pieni di sfide, dal “riassetto” della Denominazione all’esordio con grande successo della Gran Selezione, il nuovo apice della piramide qualitativa del Gallo Nero. Alla guida del Consorzio più antico d’Italia, Sergio Zingarelli, 56 anni, romano, riconfermato alla presidenza per il secondo triennio consecutivo. A WineNews, il proprietario e presidente della griffe chiantigiana Rocca delle Macìe, ripercorre i risultati ottenuti negli ultimi tre anni, e le sfide per i prossimi tre, a partire proprio dalla Gran Selezione, passando per i successi (e gli insuccessi) sui mercati, con un occhio al vigneto del Chianti Classico, che si avvicina alla vendemmia con grande ottimismo.
“La Gran Selezione, presentata per la prima volta nel mondo del vino nel febbraio 2014, grazie all’impegno iniziale di 30 aziende, all’inizio è stata una decisione voluta - racconta Zingarelli - dal CdA ed approvata dall’Assemblea, seppur con qualche contrario ed una netta diversità di vedute, deflagrata anche sul web e sui giornali. Alla fine, penso che si tratti di un’operazione in grado di rivelarsi un grande successo, tanto è vero che sono più di 90 e aziende che hanno deciso di produrre la Gran Selezione, e comunque il dibattito intorno alla nascita di questa nuova categoria ha portato enorme visibilità alla nostra denominazione, ed i risultati alla fine sono molto positivi, sia per la Gran Selezione che per il Chianti Classico in generale, tanto è vero che il 2014 è stato decisamente positivo, con una crescita delle vendite del Chianti Classico superiore al 5% sul 2013
, ed è un trend che va avanti da 6 anni, anche se nel 2013 le cose andarono peggio che nel 2012, ma nel 2014 i risultati sono stati superiori anche al 2012, ed il primo semestre 2015 si è chiuso in territorio positivo, in linea con una crescita costante anche se non a percentuali troppo alte, ma va bene così, è sintomo di una crescita solida. In quest’ottica - continua Zingarelli - la Gran Selezione ha aiutato molto a parlare di Chianti Classico ma, soprattutto, ha unito e concentrato le eccellenze della denominazione sotto un’unica categoria che prima non esisteva, raccogliendo anche etichette che, altrimenti, sarebbero finite nel mare magnum degli Igt, dove i nomi affermati continuano ad avere un bel mercato, gli altri fanno fatica, ed oggi è forse è più facile imporre sul mercato una Gran Selezione o una Riserva che un Igt”.
Ma quali sono i Paesi da cui dipende l’andamento commerciale della produzione chiantigiana? “Sicuramente il mercato di riferimento per il Chianti Classico, da diversi anni, è quello Usa, un mercato - spiega il presidente del Consorzio del Chianti Classico - che si sta consolidando sempre di più, dove vengono concentrati molti sforzi, soprattutto in termini di promozione, basti pensare che a New York la Gran Selezione è stata protagonista già di due eventi, uno di presentazione ed una master class con le aziende. Negli ultimi anni abbiamo venduto una bottiglia su tre di Chianti Classico negli Stati Uniti, mentre negli altri mercati, quello che ha avuto le performance migliori è stato il Canada, che nei primi anni 2000 rappresentava il 2% delle vendite del Chianti Classico, ed oggi è arrivato al 10%, avvicinandosi molto alla Germania, secondo mercato dietro gli Usa. Nel complesso - dice ancora Zingarelli - andiamo bene dappertutto, ma continuiamo a fare fatica in Cina, inutile nascondersi. Tranne qualche azienda che ha un importatore consolidato da diversi anni, le altre fanno fatica a trovare sbocchi su questo mercato. Abbiamo fatto, come Consorzio, molte attività, eventi, road show, partecipazione a diverse fiere, però i risultati commerciali, al di là dell’ottima accoglienza e della grande simpatia riservataci, non sono stati soddisfacenti. Detto di questo piccolo rammarico, la Russia, soggetta a dinamiche politiche che lo rendono un po’ meno stabile, è invece un mercato dal grande potenziale ed in cui stiamo continuando a crescere. Discorso diverso per l’Italia: fino ai primi anni 2000 rappresentava circa il 40% del mercato del Chianti Classico, oggi vale poco meno del 20%, con il peso del Belpaese che si è dimezzato nel giro di 10-12 anni, perché si beve sempre meno e secondo una sempre più spiccata regionalizzazione dei consumi. Se una volta il Chianti Classico era presente massicciamente ovunque, oggi fuori dalla Toscana facciamo molta più fatica. La cosa che ci fa ben sperare - sottolinea Zingarelli - è che, grazie alle attività promozionali del Consorzio, anche il mercato italiano si è rivitalizzato, a partire proprio dalla Toscana, dove abbiamo aperto la Casa del Gallo Nero, sempre animata da attività legate al vino ed al territorio in generale”.
Il Consorzio del Chianti Classico è protagonista, sia a Milano che nel cuore della Toscana, anche all’Expo, con una presenza costante ed un progetto finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole.

“Siamo presenti ad Expo con i nostri vini nel Padiglione “Vino - A taste of Italy”, ma anche con eventi fuori Expo a Milano e, grazie ad un finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole, con un progetto sulle tematiche dell’Esposizione nel cuore del Chianti Classico, a Radda in Chianti. Difficile - spiega Zingarelli - capire se tutto ciò ha portato ad una qualche ricaduta positiva in termini di turismo ed enoturismo, però di sicuro ha movimentato la visibilità della nostra Denominazione, di certo è cambiato il panorama turistico. Se dieci anni fa si parlava quasi solo tedesco, oggi c’è un turismo molto più frammentato, con amanti del Chianti che arrivano da Francia, Spagna, Brasile, Sud America, Usa, ma anche Est Europa, mentre dall’Asia la risposta non è ancora quella che ci si augurerebbe, ma la risposta in generale è assolutamente positiva”.
Chiusura sull’andamento del vigneto Chianti Classico, su cui ci sono grandi aspettative, dopo due annate tutt’altro che semplici: “bisogna incrociare le dita: fino ad adesso i vigneti sono splendidamente in salute, abbiamo avuto un inverno forse un po’ troppo mite, ma più freddo di un anno fa, che ha favorito un po’ di pulizia da insetti, la ripartenza vegetativa ha seguita tempistiche del tutto normali, con una primavera molto piovosa, che all’inizio ci ha preoccupato, ma i vigneti hanno risposto bene, oggi sono bellissimi e nonostante il caldo godono di un equilibrio perfetto. Oggi è così - chiosa il presidente del Consorzio del Chianti Classico - ma mancano ancora due mesi alla vendemmia, il grosso si deciderà a fine agosto, ma fino ad adesso l’annata si presenta molto bene”.

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