A poche decine di chilometri da Palermo, la Sicilia si mostra in tutto il suo "isolamento". Basta scendere verso sud abbandonando la costa per imbattersi nel quasi nulla: tra Monreale e Camporeale è il seminativo a spopolare, con colline che una dopo l'altra ondeggiano in primavera e si mostrano brulle dopo la raccolta. La viticoltura c'è ma è quasi discreta, perché non è monocoltura. Questo era il granaio d'Italia e con il successo dei grani antichi anche questi prodotti stanno riacquistando fama e attenzione. In un scenario un po' "western" nasce l'Azienda Di Bella, che in verità riprende e perfeziona il lavoro di un'azienda preesistente. Sebastiano Di Bella è un grande appassionato di vini, fa paragoni ardimentosi - cita Gaja e Romanèe Conti - ma è solo perché è pienamente convinto della bontà e della peculiarità dei terroir della zona: colline che vanno dai 400 ai 900 metri, terreni misti di argilla e calcare, influenze mediterranee con il mare non così lontano, ma anche escursioni termiche importanti tra giorno e notte. A San Giuseppe Jato il vento c'è sempre e le uve ne guadagno in sanità. Nella gamma degli autoctoni scegliamo il Catarratto che qui è salino più che esotico, roccioso più che morbido, una beva molto tesa e lineare, senza fronzoli. Acidità davvero spiccata accompagnata da note varietali come bosso, pompelmo e agrume. Ha una bella balsamicità che rende lungo il sorso.
(Francesca Ciancio)
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