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L’ITALIA DEL GUSTO

Dimmi la regione e ti dirò il suo piatto: quando cibo e vino identificano “con gusto” il territorio

Rapporto sul turismo enogastronomico italiano di Roberta Garibaldi: vini, carni e salumi, pasta e formaggi sono le categorie più menzionate
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Tortellini, icona nel piatto dell’Emilia-Romagna (ph: Stefano Segato via Unsplash)

L’aspetto enogastronomico è tra i principali nella scelta di fare una vacanza in Italia. Ma quali sono i piatti tipici più conosciuti e apprezzati dai turisti del gusto? A svelarlo sono le anticipazioni del Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2023 di Roberta Garibaldi e realizzato sotto l’egida dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico che sarà presentato a maggio. Vini, carni e salumi, pasta e formaggi sono nell’ordine le categorie più menzionate. Il vino è il prodotto più identificativo per Veneto e Friuli-Venezia Giulia, oltre a figurare nel podio di numerose altre regioni italiane del centro nord. I salumi primeggiano in Calabria, il Lazio è la regina della pasta, con ben tre specialità nei primi tre posti (grazie a piatti “must” come carbonara, amatriciana e cacio e pepe); la Valle d’Aosta, invece, dei formaggi, con fonduta e fontina tra i prodotti più identificativi. L’olio entra in classifica con la Puglia.
I risultati mostrano, regioni italiane i cui piatti tipici sono immediatamente associati come eccellenze del territorio, mentre per altre regioni si evidenzia una certa difficoltà nell’individuare un piatto rappresentativo. In vetta alla classifica si impone l’Emilia-Romagna: l’80% degli intervistati è stato in grado di indicare almeno un piatto tipico della regione e il più conosciuto è il tortellino (39%), davanti alla piadina (17%). In seconda posizione, si piazza la Campania (77%), principalmente grazie alla pizza (37%) e alla mozzarella di bufala campana (18%). Medaglia di bronzo per la Sicilia con il 76%, regione in cui il prodotto più conosciuto è un dolce, il cannolo (23%), che precede gli arancini/ne (18%). Al quarto posto, la Calabria, che arriva, a pari merito, con il Lazio, a quota 73%, con un balzo di ben sette posizioni dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021 a quella attuale. Il sesto posto appartiene alla Liguria, che, invece, esprime la ricetta con il punteggio più alto in assoluto tra quelli indicati dal campione di riferimento: più di un intervistato su due ha ricollegato la cucina ligure al pesto.
Quali sono gli altri prodotti più conosciuti, regione per regione? Oltre il 70% del campione sa citare almeno un prodotto della Puglia e in testa ci sono le orecchiette; subito dopo viene la Lombardia, dove a dominare è l’idea del risotto. Al nono posto, la Toscana, prevalentemente ricollegata alla bistecca. Decima posizione per la Sardegna, con il pane carasau, davanti a porceddu e pecorino. La seconda parte della classifica si apre con il Piemonte (al top la bagna cauda), che precede il Trentino-Alto Adige (canederli) e il Veneto (ricollegato al vino). L’Abruzzo segna lo spartiacque tra le regioni per le quali almeno la metà degli intervistati sa indicare un piatto tipico e nel caso della cucina abruzzese si rivelano decisivi gli arrosticini (34%). Scendendo sotto la soglia del 50% di riconoscibilità, troviamo nell’ordine: Friuli-Venezia Giulia (con il vino considerato prodotto-icona), Valle d’Aosta (domina la fonduta), Umbria (primo il tartufo), Marche (olive ascolane) e Basilicata (peperone crusco). A chiudere la classifica è il Molise: solo due intervistati su dieci sono in grado di indicare un piatto tipico molisano e i più gettonati sono, a pari merito, la pasta, il caciocavallo e il vino.
Secondo Roberta Garibaldi, “i prodotti e le specialità enogastronomiche sono potenti strumenti di marketing territoriale in grado di promuovere una destinazione, oltre che essere un elemento chiave attorno cui costruire l’offerta turistica”. Dall’indagine emerge un quadro eterogeno, con regioni che possono sfruttare questa riconoscibilità attraverso le proprie tipicità per accrescere l’attrattività come meta enogastronomica. Altre, invece, necessitano di un’azione volta ad accrescere la conoscenza nel grande pubblico di ciò che possono e sanno offrire; spesso si tratta di produzioni e specialità note al pubblico, ma non immediatamente identificabili con il territorio di origine.
Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano presenta analisi quanti-qualitative, ricerche inedite e contributi del Comitato Scientifico rappresentato da autorevoli esperti del mondo accademico e scientifico, nazionali e internazionali, offrendo una panoramica a 360 gradi del turismo enogastronomico dal punto di vista della domanda e dell’offerta.

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