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“È tardi per discutere il riconoscimento del vino a patrimonio italiano. È da anni che è una nostra eccellenza nel mondo. Doveroso insegnarne la cultura a scuola”. Così a WineNews Paolo Mieli. Rossi di Medelana (Terriccio): “come, ma dopo i francesi”

“È troppo tardi per discutere il riconoscimento del vino a patrimonio nazionale del nostro Paese. È da molti anni che il vino è un’eccellenza italiana conosciuta in tutto il mondo. Che ci svegliamo solo adesso è una cosa che mi lascia pensare. Spero che la discussione vada avanti rapidamente e non “all’italiana”, e che questa eccellenza del patrimonio italiano sia consacrata”. Lo ha detto, a WineNews, il giornalista e saggista italiano Paolo Mieli, su quanto si discute in Parlamento, al vaglio del quale c’è anche la possibilità di insegnare la storia e la cultura del vino nelle scuole. “È doveroso. Il vino non è fatto per chi vuol dimenticare le fatiche della giornata, è un prodotto raffinato che va conosciuto, come raccontano le sue origini antiche e come dimostra la sua storia”. Ma, prima ancora, nelle scuole “si devono conoscere la cultura dell’agricoltura e dell’ambiente, perché tutti coloro che fruiranno, e speriamo che lo faranno per molti anni, di quello che l’agricoltura e l’ambiente danno, sapranno come viene prodotto e qual è il suo valore. Una ricchezza per tutte le nuove generazioni”, sottolinea Gian Annibale Rossi di Medelana, patron del Castello del Terriccio, storica Tenuta in alta Maremma dove nasce il Lupicaia, che dà il nome al Premio letterario “Lupicaia del Terriccio”, dedicato al romanzo storico, che ha Mieli tra i suoi protagonisti e fa del vino un moderno mecenate.
“Il vino è passato dall’essere una bevanda per la povera gente a prodotto d’eccellenza - ripercorre la storia italiana e degli italiani con il vino, Paolo Mieli - si è molto raffinato, e questo lo ha promosso. Lo considero un bene, perché il consumo di massa era un consumo “truccato”, se mi consentite l’espressione, mentre il riconoscimento che ha oggi è destinato a durare nei secoli e farà la nuova fortuna del vino”. Perché “il vino non è solo una storia da celebrare. Oggi, per fortuna, è una delle poche cose che consente all’agricoltura italiana non solo una produzione di qualità, ma che è anche una qualità riconosciuta nel mondo”, sottolinea Rossi di Medelana.
“Che il vino italiano sia patrimonio italiano è indubitabile - aggiunge il patron del Terriccio - ma fino ad oggi solo i francesi lo hanno riconosciuto. Noi che siamo i più grandi runner-up della realtà enoica, saremmo felici se il Parlamento italiano lo riconoscesse come fece ai suoi tempi quello francese. Non dimentichiamo che la famiglia Rothschild fece una pressione incredibile sul Presidente della Repubblica francese per farsi riconoscere come Premier Cru. Il vino è cultura - conclude - nel porto di Vada, vent’anni or sono, sono state ritrovate delle navi etrusche affondate datate al 500 a. C. circa, con ancora dentro delle anfore sigillate con del vino che, purtroppo, non è stato assaggiato da nessun sommelier italiano e di cui i cultori della cultura etrusca si sono appropriati”.

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