Guerrino guardava quella vigna e scrollava la testa: «Che cos’ha sta terra? Fa pochi grappoli e anche piccoli!». E quel che per lui era un difetto, per suo figlio Enrico è diventato un vantaggio: non ha bisogno di diradare in quella piccola parcella dove nasce il suo Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore. È stata piantata in parte nel 1978 e poi nel 2006. Siamo a San Paolo di Jesi, nell’entroterra marchigiano. Le vigne della famiglia Ceci sono nella contrada Santa Maria d’Arco, un piccolo angolo di paradiso che è anche dipinta sull’etichetta. In vigna e cantina accanto ad Enrico c’è sua moglie Nazzarena, «figlia di un vignaiolo, moglie di un vignaiolo e oggi Donna del Vino». Conducono un’azienda con sette ettari di filari, 10 mila bottiglie e 250 piante d’ulivo, alcune secolari. «Abbiamo vigne dedicate per ogni nostra etichetta - dicono - Il nostro Verdicchio Superiore non è mai uguale. Ne raccogliamo non più di 80 quintali a ettaro. Il vino lo facciamo nella vigna». È un Verdicchio con una spiccata nota salina, e sentori di fiori (biancospino, ginestra e camomilla), frutta fresca, alcune note mielate. Il retrogusto è piacevolmente amarognolo. Ottimo a tutto pasto, abbinato con verdure, pesce e primi piatti. Molto gradevole anche d’aperitivo con le olive ascolane fritte e il prosciutto di Carpegna Dop, un crudo marchigiano dal sapore dolce e aromatico, speziato con pepe e paprika.
(Fiammetta Mussio)
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