L’azienda dei coniugi svizzeri Tonie e Philippe Bertherat, fondata nel 2013 non lontano da Pienza, conta su 35 ettari di vigneto a biologico, ma, oltre a questo, la cantina è dotata di pannelli fotovoltaici, l'acqua piovana è immagazzinata nei bacini aziendali e, non per ultimo, i suoi vini sono confezionati in bottiglie leggere e con tappi a vite o a corona. Ed anche il percorso enologico ha assecondato questa impostazione. Le fermentazioni sono spontanee e lente e le macerazioni cominciano nei bins usati per la vendemmia, facilitando la pigiatura dei grappoli (anche con i piedi). Aleggia in cantina il “Méthode Dujac” (dal nome della cantina borgognona dove, in estrema sintesi, si procede con vinificazioni a grappolo intero, pre-ossidazione forte, follature e, dopo il legno, un percorso in riduzione per mantenere tensione senza perdere frutto), di cui è regista Tim Manning. Le etichette figlie di questo approccio sono lo spumante “Prototipo 2021” un Sangiovese “Pét-nat” (pétillant naturel), la cui fermentazione comincia in vasca e termina in bottiglia senza sboccatura, il Newton Bianco (da uve Viognier, Vermentino) e il Newton Rosso (Sangiovese in purezza), oggetto del nostro assaggio. La versione 2020, vinificata e affinata in cemento non vetrificato, profuma di melograno e ciliegia matura. In bocca, il sorso è immediatamente succoso e dolce, dai toni fragranti e dai ritorni fruttati.
(fp)
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