L’obiettivo di Giuseppe Gorelli è chiaro: produrre Sangiovese di dichiarata finezza. Una ricetta che, nel suo caso, non è una soltanto una esigenza dei gusti che cambiano, ma un vero e proprio marchio di fabbrica. Lo si rintraccia facilmente in una quarantina di vendemmie quando lavorava a Le Potazzine o in alcune riuscite etichette delle aziende dove è consulente. Lo si vede, quindi, anche nel suo progetto tra le colline di Montalcino - zona Canalicchio, versante nord-ovest dell’areale -, nato nel 2017 su poco più di sei ettari a vigneto (per una produzione di 27.000 bottiglie), in cui trionfano macerazioni lunghe, solo legno grande e, soprattutto, lunghe soste dei vini in bottiglia. Semplici passaggi di un’enologia essenziale, alla base di vini di spiccata personalità, ma che solo in pochi effettuano con rigore. Un progetto appena iniziato e quindi che porta con sé anche qualche inevitabile sbavatura di giovinezza, a conferma che la strada scelta è quella di dare, giustamente, “tempo al tempo”. Ecco allora un Brunello di Montalcino 2020 capace di sfoderare un bagaglio aromatico ben a fuoco sui richiami ai piccoli frutti rossi, al sottobosco e a toni affumicati e balsamici. In bocca il sorso è sapido e lungo solo con un po’ di incertezza nell’articolazione tannica che è vigorosa, ma non priva di qualche durezza di troppo. Finale ampio e persistente ancora sul frutto e su tonalità balsamiche.
(fp)
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