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PATRIMONIO ENOGASTRONOMICO

Il turismo spinge la filiera del cibo made in Italy al record di 580 miliardi: è un quarto del Pil

Coldiretti: si tratta della prima ricchezza del Paese, con 4 milioni di lavoratori, 740.000 aziende agricole e 70.000 industrie alimentari
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Il cibo italiano è una ricchezza da 580 miliardi di euro

La ripresa del turismo, dopo le difficoltà legate alla pandemia, spinge in alto il valore del cibo made in Italy, che diventa la prima ricchezza del Paese, per un valore di 580 miliardi di euro nell’ultimo anno, nonostante la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina: emerge dal report Coldiretti “Cibo e turismo, l’Italia che vince”, diffuso alla vigilia della Borsa Internazionale del Turismo di Milano, una delle più importanti fiere del comparto.
La ripartenza a pieno ritmo delle attività di ristorazione e accoglienza, dai ristoranti agli agriturismi, ha avuto un impatto importante sul made in Italy a tavola, che vale oggi quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla tavola, vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.000 punti vendita al dettaglio.
Non a caso il cibo è diventato la voce principale del budget delle famiglie italiane e straniere in vacanza in Italia, con circa un terzo della spesa destinato per consumare pasti fuori, ma anche per l’acquisto di alimenti o di souvenir o specialità enogastronomiche. Specialità che i visitatori esteri continuano peraltro a ricercare anche una volta tornati nei Paesi di origine, con un importante effetto promozionale che spinge l’export nazionale. Il risultato è che le esportazioni agroalimentari made in Italy hanno fatto segnare uno storico record nel 2022, raggiungendo il valore di 60 miliardi, secondo una proiezione Coldiretti su dati Istat.
L’Italia è così diventata leader mondiale del turismo enogastronomico, potendo contare sull’agricoltura più green d’Europa, con 5.450 specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 316 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con circa 86.000 aziende agricole biologiche, 25.000 agriturismi che conservano da generazioni i segreti della cucina contadina, 10.000 agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica e le numerose iniziative di valorizzazione, dalle sagre alle Strade del Vino e del Cibo.
Un patrimonio del Paese che va difeso dalle difficoltà generate dall’aumento insostenibile dei costi di produzione e dalle minacce in agguato, denuncia Coldiretti, a partire dalla diffusione del cibo sintetico e dalle scelte pericolose dell’Unione Europea che penalizzano i prodotti della Dieta mediterranea, dalle etichette allarmistiche sul vino a quelle a semaforo che bocciano alimenti come l’olio extravergine d’oliva.
“Per sostenere un settore cardine dell’economia - dichiara il presidente  Coldiretti, Ettore Prandini - e assicurare al Paese la sovranità alimentare serve ora raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa. Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti”.

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