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VINO & ARTE

Il vino affida all’arte il messaggio per le future generazioni: custodire la bellezza del Belpaese

Il connubio si rinnova da Ca’ del Bosco in Franciacorta, con un nuovo percorso artistico, e da Feudi di San Gregorio in Irpinia, con una nuova opera

Come una delle più affascinanti fonti di ispirazione, il vino, frutto del lavoro dell’uomo ed appagamento dei suoi sensi, e con la vite simbolo di vita, è da sempre presente nella storia dell’arte. Da quando, però, le nobili famiglie del vino hanno iniziato a commissionare opere d’arte ai più grandi artisti della loro epoca, ad oggi, che la lunga tradizione di mecenatismo culturale da parte del mondo del vino prosegue con sempre più cantine che affidano all’arte contemporanea il “messaggio universale” che c’è dietro alla produzione dei loro vini, per trasmetterlo e preservarlo per le generazioni future, i motivi sono cambiati. Se nel Rinascimento questo voleva dire mostrare l’importanza che l’arte di produrre vino aveva nella propria storia familiare, come passione e nei propri affari, oggi agli artisti si chiede di rappresentare attraverso il vino i legami che ha con i territori, le loro comunità, la loro storia e cultura, della cui bellezza i produttori del Belpaese si fanno custodi e promotori.
Raccontare la propria attenzione alla custodia dei suoli e degli organismi che li vivono attraverso le opere di giovani artisti del territorio, che firmano 23 installazioni collocate nei passaggi pedo-ciclabili e inserite armoniosamente nell’ambiente circostante per approfondire l’approccio etico adottato da un’azienda che da sempre crede nell’arte come elemento distintivo e di elevazione culturale e sociale. Nasce da qui “Arte in vigna”, un nuovo percorso artistico nel cuore dei vigneti storici della prestigiosa griffe della Franciacorta Cà del Bosco con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia, l’Università dei talenti creativi interamente dedicata all’arte, alla ricerca e alla tecnologia. Un connubio, quello tra vino e arte, del quale Ca’ del Bosco è pioniera in Italia con la sua bellissima e prestigiosa “galleria” di sculture site-specific commissionate dalla fine degli anni Ottanta del Novecento ai più grandi artisti al mondo, da Igor Mitoraj ad Arnaldo Pomodoro, da Bruno Romeda a Rabarama, da Stefano Bombardieri a Bruno Chersicla, da Cracking Art a Rado Kirov, da Spirito Costa a Zheng Lu, da Bertozzi & Casoni a Mimmo Paladino e Tsuyoshi Tane, che esprimono valori o concetti legati al ciclo dell’uva e alla natura, integrandosi armoniosamente con il luogo che le accoglie, accanto alla collezione di fotografie di maestri come Franco Fontana, Flavio Bonetti, Georg Gester, Ralph Gibson, Eikoh Hosoe, William Klein, Helmut Newton, June Browne, Ferdinando Scianna e Don McCullin che hanno espresso in libertà il loro rapporto con il vino e le sue tradizioni. “Arte in vigna” è “un progetto che nasce con una doppia finalità - spiega Maurizio Zanella, presidente Ca’ del Bosco - da sempre infatti ho creduto nel linguaggio espressivo dell’arte. Unire il potere dell’arte alla nostra ferma convinzione che l’agricoltura biologica certificata sia la strada migliore da intraprendere per salvaguardare la Franciacorta rappresenta il nostro modo di dire grazie a questo territorio che tanto ci ha donato. Dare la possibilità a giovani artisti di interpretare liberamente la natura, il territorio e gli elementi che lo costituiscono attraverso diverse arti e stili, ci permette di ricambiare questa generosità, sottolineando il nostro forte senso di appartenenza a questa terra”.
Si chiama, invece, “Be Curious”, l’ormai pluriennale percorso artistico e culturale intrapreso da Feudi di San Gregorio, prima azienda vinicola del Sud Italia e griffe simbolo dell’Irpinia e custode dei “Patriarchi”, le sue vigne storiche e monumentali, che fa parte del Gruppo Tenute Capaldo - e Società Benefit con l’obiettivo statutario di tutelare e valorizzare la bellezza del patrimonio ambientale, sociale e culturale del territorio e B Corp, guida dal presidente Antonio Capaldo e da Pierpaolo Sirch, direttore produzione (e “Vine Master Pruners” con Marco Simonit) - che promuove collaborazioni artistiche e iniziative culturali con i nomi del design, come Massimo Vignelli e Fabio Novembre, dell’architettura, come Hikaru Mori e Maurizio Zito dello studio Zitomori artefice della cantina d’autore, dell’arte, come Vedovamazzei, Marinella Senatore e Pietro Ruffo, e della fotografia, come Mimmo Jodice, come strumento per arricchire e ispirare la comunità del suo territorio. E che ora si arricchisce di una nuova opera site-specific: “The Portrait of Dionysus”, prima opera paesaggistica del duo di artisti californiani Fallen Fruit - David Allen Burns e Austin Young - che ricopre con un dipinto murale del Dio del vino con le fattezze di una scultura in marmo del II secolo, adornata da flora e fauna del territorio, l’intera facciata della nuova Dimora Botanica di Borgo San Gregorio a Sorbo Serpico e continua dentro la struttura, accogliendo i visitatori con una coloratissima carta da parati che li accompagna in un mondo visionario di fiori, colori e frutti che rappresentano l’Irpinia. “Siamo artisti contemporanei. Realizziamo installazioni artistiche e piantiamo alberi da frutto in spazi pubblici affinché tutti possano condividerli. Vi invitiamo a vivere la vostra città come un luogo fruttuoso, a cambiare radicalmente la partecipazione pubblica e la funzione degli spazi urbani e ad esplorare il significato di comunità attraverso la creazione e la condivisione di risorse nuove e abbondanti, come gli alberi da frutto”, spiegano gli artisti. Un’opera ispirata dalla visita degli artisti ad un antico tempio con vigneto in un sito archeologico nei dintorni del vicino Comune di Somma Vesuviana, le cui colline erano ricche di vigneti sin dall'epoca romana e delle quali Dioniso/Bacco, dio della vinificazione, dei frutteti, della frutta, della vegetazione e della fertilità, era patrono. All’opera, come per le precedenti, seguirà un’edizione limitata del Dubl Metodo Classico Brut Edition “The Vanity of Dionysus”, prodotto in sole 3.030 bottiglie disegnate da Fallen Fruit, il cui ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione di Comunità San Gennaro per il superamento del disagio sociale nel rione Sanità di Napoli attraverso l’educazione all’arte ed alla cultura, e che sarà presentata in anteprima il 20 luglio allo Spazio Giallo Interiors, hub creativo e di design a Trastevere a Roma.
L’incontro tra il mondo del vino e dell’arte vanta ormai una “collezione” di progetti ricchissima, raccontati puntualmente da WineNews. Impossibile elencarli tutti, ma nel ripercorrerla si possono ricordare pionieri come il Castello di Ama per l’Arte Contemporanea in Chianti Classico, territorio che è un vero e proprio “distretto del vino e dell’arte internazionale”, e il cui “Sistema delle Ville-Fattoria” è nella lista italiana dei siti candidati Unesco, all’Art Park La Court di Michele Chiarlo in Monferrato, che nel 2023 celebra 20 anni e la cui magia abbiamo raccontato in un video; da Ceretto che con il suo “Acino” è la cantina più bella d’Italia per la “World’s Best Vineyards 2023”, e, a partire dal capolavoro della Cappella del Barolo di Sol Lewitt e David Tremlett, ha portato e porta il top dell’arte contemporanea nelle Langhe, Roero e Monferrato, primo territorio del vino riconosciuto Patrimonio Unesco. E se Sandro Chia, tra i principali esponenti della Transavanguardia, è stato il primo artista vigneron nella cantina-museo Castello Romitorio a Montalcino e firmando le etichette del suo Brunello, Nittardi ha da poco celebrato 40 anni della sua collezione di etichette per il Chianti Classico Vigna Doghessa opera dei più grandi artisti internazionali della nostra epoca. Ma, ancora, da Zaccagnini, cantina-atelier i cui vigneti in Abruzzo sono da decenni una galleria d’arte a cielo aperto con opere di artisti di fama mondiale, al progetto “Vino Civitas”, ideato in partnership dall’Associazione Civita e da Tenuta Caparzo, griffe del Brunello di Montalcino, per sostenere con restauri di opere d’arte il patrimonio italiano; dalla piattaforma di arte contemporanea “Antinori Art Project” di Marchesi Antinori, che, nel solco di oltre 600 anni di vino e mecenatismo raccontati da WineNews dal Rinascimento ad oggi, ha da poco svelato una nuova opera site-specif nella cantina d’autore Antinori nel Chianti Classico (già eletta come la più bella al mondo nel 2022, e firmata da Archea Associati, accanto alle cantine d’autore frutto del sodalizio di Antinori con asv3 - officina di archittettura di Fiorenzo Valbonesi, ndr), ad “Artisti per Frescobaldi”, il progetto con il quale continua la secolare tradizione di committenze artistiche di Marchesi de’ Frescobaldi con i giovani artisti internazionali, che, nei giorni scorsi, si è arricchito di nuove opere alla Tenuta CastelGiocondo a Montalcino; da #Caprai4love, il progetto della Arnaldo Caprai, leader del Sagrantino, per il recupero e la valorizzazione di opere e beni culturali del territorio di Montefalco, ad Ornellaia “Vendemmia d’Artista” con cui la Tenuta dell’Ornellaia sostiene le più importanti istituzioni culturali mondiali; dal progetto “Planeta Cultura per il Territorio”, nel quale “Viaggio in Sicilia” è tra le prime residenze d’artista nei vigneti italiani, al Parco della Filandetta di Bortolomiol che ha portato l’arte contemporanea nelle colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg Patrimonio Unesco.
Per risalire alle origini dei primi musei del vino d’Italia, dobbiamo andare in Umbria, al Muvit-Il Museo del Vino della Fondazione Lungarotti a Torgiano, considerato il più bello al mondo (raccontato da WineNews in un video), e in Toscana, al Museo della Bottiglia e del Vetro di Castello Banfi tra i vigneti del Brunello a Montalcino, dove recentemente è nato anche il nuovo museo immersivo ed emozionale del “Tempio del Brunello”, ma anche nel Valdarno, alla Galleria Vino & Arte de Il Borro di Ferragamo con la più importante raccolta di incisioni con soggetto il vino (che vi abbiamo mostrato in un video), e fino alle Langhe con il WiMu-Museo del Vino di Barolo.
Più recentemente, si va da Gerardo Cesari, “cantina-museo” per le opere degli allievi della prestigiosa Accademia di Brera in Valpolicella, a Vivallis, la “Cantina dell’Arte” di Fortunato Depero in collaborazione con il Mart-Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (come abbiamo raccontato in un video con il critico Vittorio Sgarbi); dalla partnership tra Consorzio del Prosecco Doc e Fondazione dei Musei civici di Venezia - Muve, al progetto “67 Colonne per l’Arena di Verona” che vede aziende e privati “adottarle”, come Calzedonia Group (tra i cui brand c’è l’“eno-catena” Signorvino), Masi Agricola, Tommasi Family Estates, Pasqua Vini - che, ormai da tradizione, firma suggestive installazioni site-specific commissionate a Verona e non solo - e La Collina dei Ciliegi che produce anche il “Vino del Duomo” di Milano per la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano; dal vino “Camera dei Giganti” di Villa della Torre della famiglia Allegrini per Palazzo Te, nel segno di Giulio Romano alla cui mano si deve la rinascimentale villa in Valpolicella (le cui assonanze abbiamo raccontato in un video), al progetto della Zenato Academy “Vino. Oltre la fotografia”; da Farina Wines che ha portato l’arte contemporanea tra i vigneti dell’Amarone in Valpolicella (che punta al riconoscimento Unesco della pratica dell’appassimento delle uve), con “Art Ferment”, ospitando la colossale scultura “Für Paul Celan” di Anselm Kiefer, artista tedesco tra i più quotati al mondo, allo sbarco del Franciacorta nel mondo dell’arte digitale con il Berlucchi Palazzo Lana Nft di Teo Kaykay; d ìalla nascita di “Arte a San Leonardo”, dedicata al vino simbolo della Tenuta, San Leonardo, gioiello enologico del Trentino, alle più celebri cantine dell’Etna, che all’arte l’interpretazione di un territorio unico al mondo e dei suoi grandi vini, come Cusumano a Cottanera, tra le altre.
E sono tante le cantine custodi delle bellezze italiane, da Donnafugata che ha donato il suo Giardino Pantesco di Khamma a Pantelleria al Fai, a Podere Forte che ha restituito al culto la Cappella di Vitaleta, immagine-icona della Val d’Orcia Patrimonio Unesco; Tenute Orestiadi e il progetto del vino del Cretto di Burri a Gibellina (del quale siamo andati recentemente alla scoperta in Sicilia), alla rinascimentale Villa di Argiano a Montalcino, che custodisce una collezione unica di capolavori di artisti senesi e fiorentini dal Trecento al Cinquecento, da Andrea Della Robbia a Pietro Lorenzetti, da Giorgio Vasari ad Antonio Di Taddeo, fino alle Ville Medicee, come la Tenuta di Artimino nelle colline del Carmignano, oggi di proprietà della famiglia Olmo (e alle quali abbiamo dedicato un video prossimamente online).
Un monumento Unesco sono le “Cattedrali Sotterranee di Canelli”, le cantine storiche Bosca, Contratto, Coppo e Gancia, con i loro km di tunnel e gallerie scavati nel tufo delle colline (nei cui cunicoli sono entrate tante volte anche le nostre telecamere), mentre oggi si assiste al fenomeno delle “cantine d’autore”, considerate le nuove “cattedrali del vino” (che vi abbiamo mostrato in un video): dal Carapace, prima opera architettonica di Arnaldo Pomodoro per la Tenuta Castelbuono delle Tenute Lunelli a Bevagna, alla Cantina Podernuovo, la Bulgari Winery firmata Alvisi Kirimoto a San Casciano dei Bagni, da Rotari e Mezzacorona di Alberto Cecchetto in Trentino, alla Cantina Tramin di Werner Tscholl in Alto Adige, da Cà Marcanda di Gaja a Bolgheri alla Rocca di Frassinello di Renzo Piano in Maremma, dalla Cantina Petra del Gruppo Terra Moretti a Suvereto, al centro Aziendale Vittorio Emanuele Marzotto del Gruppo Santa Margherita dello studio Westway Architects a Fossalta di Portogruaro, dal Rufugio del Vino di Les Crêtes di Domenico Mazza in Valle D’Aosta, a Terre Da Vino a Barolo di Gianni Arnaudo e Damilano di Boglietti Associati a La Morra nelle Langhe, dalla Cantina Pizzolato di Made Associati in Veneto alla Cantina Masseto progettato dallo studio Zitomori a Bolgheri, e vero e proprio “tempio” del vino italiano.

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