I vini bianchi mettono la freccia sui rossi e l’Australia enoica prende atto di un sorpasso che, se è vero che non si può definire come “storico”, rimane comunque significativo. L’Australia è il quinto Paese esportatore al mondo, ma negli ultimi tempi ha intrapreso un percorso difficile per tornare a vedere la luce, come abbiamo raccontato su WineNews. Una crisi decollata con i dazi del 2020 voluti dalla Cina (ma che recentemente sono stati tolti) e su cui ha pesato un trend mondiale che vede la domanda allontanarsi dai vini rossi più economici, che, in Australia, vanno per la maggiore. Tutto questo senza dimenticare il calo generalizzato, a livello mondiale, dei consumi del prodotto vino. Si è così arrivati, come in Francia, all’estirpazione dei vigneti per arginare la sovrapproduzione che ha schiacciato i prezzi dell’uva e messo in difficoltà i produttori. Ma sono stati i rossi a pagare maggiormente i venti di crisi. Secondo il rapporto “National Vintage Report” 2024 di Wine Australia, la produzione per il 2024 è stimata a 1,43 milioni di tonnellate, in crescita del 9% sul 2023, ma inferiore del 18% sulla media decennale. Quasi la metà del vino si produce nella parte Meridionale del Paese (49%) anche se questa è l’unica zona a presentare un dato negativo a livello quantitativo nel confronto con un anno fa. Il valore dell’ultima vendemmia supera, secondo la stima fatta, il miliardo di dollari (+2%), ma il valore medio complessivo è diminuito del 5%, passando da 642 a 613 dollari per tonnellata. La produzione delle varietà a bacca rossa, nel 2024, è diminuita dell’1% attestandosi a 705.489 tonnellate, ovvero -24% della media decennale, il dato più basso dal 2007. A “bilanciare” la produzione complessiva ci hanno pensato i bianchi, aumentati del 19% a 721.519 tonnellate anche se del 10% inferiori alla media decennale: a fronte di 804.854 tonnellate di media decennale si tratta della produzione meno proficua dal 2007, ma ciò ha permesso ai vini bianchi di toccare il 51% complessivo, superando, di fatto (non accadeva dal 2014), i vini rossi.
Il primo vitigno, con 332.643 tonnellate, è lo Chardonnay (+31%) che ha superato come quantitativi lo Shiraz (-14%), sceso a 297.868 tonnellate, - 31% sulla sua media decennale. Tutte le altre varietà nella top 10 sono aumentate, ad eccezione del Semillon, che è diminuito del 10%. Dopo lo Chardonnay è il Pinot Grigio ad aver avuto l’aumento maggiore in termini percentuali (+27%), mentre il Cabernet Sauvignon è in fondo alla classifica dei “positivi” (+2%). Nonostante la riduzione quantitativa, le uve rosse hanno comunque rappresentato il 56% del valore totale della produzione vinicola con lo Shiraz che ha contribuito alla quota maggiore (23%), mentre lo Chardonnay è al secondo posto per valore con una quota del 19%.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024