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L’export di vino da far crescere “copiando dai francesi”, Expo 2015, le nuove aperture nel mondo nel 2015 (Brasile, Mosca, Seul, Monaco di Baviera e New York) e in Italia, il Jobs Act: a tu per tu con il patron di Eataly Oscar Farinetti, a “Taste”

Italia
Oscar Farinetti sul palco di Taste

“Bisogna copiare dai francesi. Bisogna copiare dai migliori. Io è tutta la vita che copio dai più bravi. Dando un’identità forte al vino italiano che è la biodiversità. Noi abbiamo 1.200 vitigni autoctoni, i francesi ne hanno 222, dobbiamo narrare nel mondo la meraviglia delle nostre Regioni, ma parlando di Italia”. Così, secondo Oscar Farinetti, patron di Eataly, oggi a “Taste” a Firenze, si potrà centrare l’ambizioso obiettivo di raddoppiare il valore dell’export del vino italiano da qui al 2020, lanciato a Vinitaly 2014 dallo stesso imprenditore piemontese, allora sul palco insieme al Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Riflessione d’obbligo sul tema, quella stimolata da WineNews.tv allo stesso Farinetti, visto che il 2014 si chiuderà con l’ennesimo record assoluto nelle esportazioni enoiche, oltre i 5,1 miliardi di euro in valore, ma con una crescita inferiore al punto percentuale.

“È vero, ma usciamo da 3 anni di incrementi - dice Farinetti - stiamo aumentando sempre, ma dobbiamo migliorare di più. Secondo me la discesa in campo da maggio, insieme all’apertura dell’Expo, del Marchio Unico “Italia”, promesso dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, creerà un incremento di esportazioni enorme”.

A proposito di Expo, come vanno le cose, secondo Farinetti, che con Eataly sarà il re della ristorazione nel grande evento milanese?

“Vedo crescere ogni giorno il padiglione di Eataly dentro l’Expo. Ci saranno 20 ristoranti del territorio, ma soprattutto la narrazione della biodiversità declinata su 4 livelli: quella agroalimentare e quindi enogastronomica, quella dei paesaggi, quella umana e quella dell’arte, con Vittorio Sgarbi che ci ha trovato 100 opere d’arte straordinarie in Italia. Avremo Giotto, Guido Reni, Canova e così via, che esporremo per narrare la biodiversità anche nell’arte. Quindi racconteremo un’Italia, campione della biodiversità, per la sua conformazione unica”.

Ma oltre ad Expo, Eataly non si ferma, e guarda anche a nuove aperture, in Italia e nel mondo. “Nel 2015 all’estero saranno 5: Brasile, Mosca, Seul, Monaco di Baviera, e il secondo a New York. In Italia abbiamo già aperto a Forlì, apriremo a Trieste, vorremo fare il secondo Eataly a Roma in piazza della Repubblica, e così via”. Ancora investimenti, ancora posti di lavoro legati ad uno dei marchi più forti del wine & food italiano, Eataly, possibili, secondo Farinetti, anche grazie al Jobs Act, “grazie al quale Eataly risparmierà 2 milioni di euro, che finiranno in investimenti e 200. nuove assunzioni. Nel 1972 avevo 18 anni, e cominciai a fare un po’ di politica, e si parlava di defiscalizzazione degli oneri sociali. Ma non è mai avvenuta. Renzi ha fatto il miracolo. Questo Jobs act è una meraviglia. Questo grande aiuto alla diminuzione del costo del lavoro, per i nuovi impieghi, farà sì che gli imprenditori italiani, che per il 90% è brava gente e che non vede l’ora di investire, assumeranno più persone. Abbiamo bisogno di creare nuovi posti di lavoro. Un’azienda come la nostra che si basa sull’uomo e non sui robot, grazie al Jobs act, può solo dare più servizi ai clienti. È anche uno degli strumenti per uscire da questa crisi, a cui l’Italia ha reagito peggio di altri. Gli Stati Uniti hanno reagito subito e bene. Perché è un popolo che reagisce subito, si dà da fare, dà meno importanza alla politica ... Qui siamo tutti i giorni a cercare di sapere quello che fanno i politici invece di tirarci su le maniche e lavorare. Siamo capaci solo di dare colpe al Governo. Dobbiamo smetterla di trovare alibi ed avere voglia di lavorare”.

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