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L’ITALIA PUÒ CRESCERE NEL LIV-EX. LO SPIEGA A WINENEWS IL SUO FONDATORE, JAMES MILES. CHE SPIEGA ANCHE COME FUNZIONANO I DIVERSI INDICI DI QUELLO CHE È CONSIDERATO IL PIÙ IMPORTANTE BENCHMARK MONDIALE PER CHI INVESTE IN “FINE WINES”

Italia
James Miles

Abbiamo parlato spesso del Liv-Ex, ovvero il più importante benchmark per gli investimenti in “fine wines” che, con i suoi diversi, dal Liv-Ex 50, che considera solo i 5 Bordeaux con i prezzi più alti, al Liv-Ex 100, che tiene conto del volume di produzione e del valore di un vino, misura l’andamento economico del top della qualità mondiale. Il vino italiano, però, è rappresentato solo in minima parte, nel Liv-Ex 100 (che, per la cronaca a novembre a perso il 10%, anche se nel lungo periodo resta ancora molto redditizio), da Sassicaia 2006 e Ornellaia 2004, che pesano per lo 0,3% nell’indice (aggiornamento di luglio 2011), al 99,7% francese. Situazione che, però può cambiare in meglio per l’Italia, con ricadute benefiche per l’immagine di tutto il vino del Belpaese, come spiega a WineNews il fondatore del Liv-Ex, James Miles.
“Penso che i produttori italiani stiano facendo tutte le mosse giuste - spiega Miles - i Supertuscans hanno una presenza molto forte sul mercato, ad oggi, e i produttori stanno facendo vini di taglio Bordolese, con gli stessi blend, quindi credo che l’Italia diventerà più importante. Quando il mercato americano era il top, c’era una domanda enorme nel mercato secondario (soprattutto aste, ndr) per i vini italiani, e credo che anche in Cina, il Paese che oggi guida il mercato dei fine wines, col passare del tempo e con l’affinarsi del gusto e della curiosità dei consumatori, ci sarà un interesse crescente per vini come il Sassicaia, il Tignanello, perché i collezionisti penseranno: “questi vini vengono scambiati ad un decimo del prezzo di un Bordeaux top, ma la differenza in qualità non è in quell’ordine di grandezza”, e quindi, a quel punto, ci sarà un interesse maggiore in quei vini.
Ma un “problema” per i vini italiani top è che stanno diventando più popolari col passare del tempo, quindi la produzione deve tenere il passo. Il vantaggio dei vini di Bordeaux è che già sono molti di più, e non è facile piantare nuove vigne per produrre più Chateaux Lafitte, e questo sul mercato è un vantaggio, perché mantiene l’offerta costante, con una massa critica già però sufficientemente grande”.
Info: www.liv-ex.com

Focus - Il Liv-Ex raccontato a WineNews dal suo fondatore James Miles
In Italia si parla spesso del Liv-ex, ma potrebbe spiegarci esattamente cos’è?
Il Liv-Ex è visto come il principale metro di paragone (benchmark) per i fine wines. È composto soprattutto da vini di Bordeaux, ma ci sono rappresentanti di altre regioni, inclusa l’Italia, ci sono annate di Sassicaia e di Tignanello nell’indice, quindi l’Italia gioca un ruolo nell’indice ma i vini italiani sono poco influenti a livello percentuale, soprattutto perché i grandi vini italiani vengono prodotti in quantità minori rispetto a quelli di Bordeaux.
E come funzionano i vari indici?
Sono tutti differenti l’uno dall’altro. Il Liv-Ex 100 tiene conto della scarsità e della produzione, il che vuol dire che lo calcoliamo moltiplicando il volume della produzione per il prezzo attuale del vino, e poi consideriamo quanto viene bevuto un vino quando invecchia, quindi se la disponibilità del vino diminuisce con il passare del tempo. È un metodo ragionevolmente scientifico. L’indice Liv-Ex 50, contiene solo i cinque Bordeaux con i prezzi più alti, ed è basato solo sui prezzi, ed i componenti cambiano ogni anno, quindi le vecchie annate e le recenti annate di Bordeaux sono insieme nell’indice, ed il suo vantaggio è quello di permetterci di dare un prezzo ai vini che vengono venduti e comprati ogni giorno, e per l’industria è un discreto passo avanti.
Il suo sistema cosa può dire agli investitori in vino, sul presente e sul futuro?
La nostra piattaforma è b2b, quindi in linea di principio è usata da professionisti e trader del vino, ma crediamo molto nella trasparenza, quindi rendiamo noti i nostri dati ai consumatori sul nostro sito, e abbiamo anche un prodotto, chiamato “Cellar Watch”, che è studiato specificamente per dare informazioni ai consumatori su cosa sta succedendo nel mercato, oltre a informazioni complete e trasparenti sui prezzi, per dare loro modo di fare decisioni consapevoli su quali vini scegliere per investire e così via. Riguardo al futuro, penso che ci sia ancora del lavoro da fare, specialmente nella fase “post-trade”, come limitare le movimentazioni che possono danneggiare il prodotto. Ma è questione di costruire un’infrastruttura migliore, e anche il Liv-ex ci sta lavorando su.
C’è chi dice che la crescita dei prezzi dei Bordeaux è spinta solo dall’Asia, perché nei mercati “vecchi” come gli Stati uniti i prezzi stanno scendendo: è d’accordo? E cosa vede nel futuro, è una bolla, come dicono alcuni, o è un trend che continuerà?
Credo che sia facile, ogni volta che un asset sale di prezzo, definire il tutto una bolla. Ci vogliono sempre due punti di vista per fare un mercato. Penso che finché le persone si preoccuperanno del mantenere in portafoglio soldi “liquidi” - un sentimento che hanno molti investitori, visto che i tassi di interesse al momento sono parecchio sotto i tassi di inflazione in paesi come gli Stati Uniti, in Cina, in Europa e nel Regno Unito - gli asset fisici, come il vino, l’arte, l’argento o l’oro, diventano più attraenti come mezzo per mantenere il proprio capitale. Finché queste condizioni permangono, e finché il mercato cinese e gli altri mercati emergenti continueranno a rispondere all’economia globale, allora la dinamica dei “fine wines” sarà buona, perché la crescita che vediamo sui mercati emergenti ci ha dato un numero enorme di persone abbienti, che vogliono tutte far vedere quanto sono benestanti comprando Ferrari, scarpe Gucci o “fine wines”, e questi ultimi sono un modo di celebrare la nuova ricchezza.

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