Nella minima ma ricca regione valdostana, a Montagnine di Saint-Pierre (800 metri) il giovanissimo Henri, terza generazione Anselmet, mette alla prova le sue idee in una vigna ad alta vocazione. La Plantze, la “parcella” in pista dal 2015, è il progetto con cui vuol dimostrare che la sua stoffa di vigneron non dipende da diritti familiari acquisiti. Come aveva fatto il papà, anche Henri sceglie libertà d’azione e innovazione come basi progettuali dei suoi vini. Per Nagòtt parte da leggera surmaturazione su pianta seguita da fermentazione a freddo ed élevage in barrique per 18 mesi circa. Il nome è lombardo e ispirato a un testo del cantautore Davide Van De Sfroos. "Niente" (la traduzione) riassume il valore dato dal tosto Henri alle prime critiche ricevute sui propri esperimenti. Oggi, ben avviato e con 30.000 pezzi prodotti attesi nel 2020, il progetto è confortato dalla fama convinta e sincera guadagnata nel panorama vitivinicolo regionale. Il Nagòtt (non filtrato) ha luce particolare nel bicchiere, colore compatto ed eloquente, sunto del blend di varietà che lo compongono. La percezione al naso è intensissima, i profumi parlanti. Il bouquet vira tra note di frutti dolci (prugna, amarena) e di viola, e toni più speziati e “pietrosi” che riportano al suolo nativo, sabbioso e venato di marne bianche; mentre la beva - specchio dello stile - è dinamica, ariosa, coinvolgente e seduttiva.
(Antonio Paolini)
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