Dai suoi 356 metri sul livello del mare, Maso Franch domina la valle dell’Adige e l’abitato di Lavis. Malgrado la sua vicinanza al capoluogo lavisano, il maso di trova nel comune catastale di Giovo, in località detta Pian di Castello. E proprio la persistenza di questo tiponimo, riportato nel 1774 nell’Atlante del Tirolo di Anich e Hueber, ha spinto gli storici e gli archeologi a supporre l’esistenza, nei dintorni di Maso Franch, dell’antico castelliere posto a difesa del primo nucleo abitato sulla collina di Lavis. Le indagini archeologiche, condotte negli anni Settanta da ricercatori, hanno confermato questa ipotesi, stabilendo la presenza umana sul Dos Paion sin dall’età del bronzo e mettendo in luce le fondamenta di una torretta altomedioevale con funzione di guardia sul passaggio dell’Avisio.
Il Maso venne costruito a cavallo tra i secoli XVIII e XIX da Pietro Franch fu Alessandro proveniente da Verla di Giovo, nato il 25 agosto del 1771 e scomparso nel maggio del 1864. Pietro Franch (la cui memoria di benemerito cittadino viene ricordata con una lapide presso la chiesa di Verla) si trasferì a Pian di Castello dopo aver fatto dono alla comunità di Giovo della propria abitazione, destinata poi a trasformarsi in ricovero per anziani. All’epoca dell’insurrezione tirolese del 1809, fu capitano della compagnia dei bersaglieri tirolesi che combatterono a Isel, presso Innsbruck. Dopo l’armistizio, Franch fu fatto prigioniero e avviato per la fucilazione a Mantova, dove però un sacerdote riuscì a salvarlo.
Nell’Ottocento, alla costruzione originaria di Maso Franch, si aggiunse un altro manufatto rurale che sorse più a valle della prima costruzione e che aveva la funzione di ospitare le abitazioni dei mezzadri, impegnati a loro volta nella coltivazione della vite e nella produzione di vini locali. Per circa due secoli i poderi e le costruzioni di Pian di Castello vennero amministrati dalle famiglie Sette-Cristellotti che le utilizzarono anche come residenza estiva occupando un piano dell’edificio, mentre un altro era comunque riservato ad altri mezzadri. Il Maso potè, dunque, garantire il sostentamento di diverse famiglie contadine che si alternarono alla guida dell’azienda agricola. Con il venir meno della mezzadria però, vennero meno anche quelle condizioni che avevano consentito all’azienda di poter contare sul valido apporto delle famiglie contadine.
Il progetto della Cantina La Vis, che di recente ha acquistato il Maso Franch, prevede di recuperare l’attuale vigneto, di creare un modello di sviluppo del turismo rurale inserito nell’ambiente trentino e quindi di trasformare l’attuale struttura in un vero e proprio biglietto da visita della viticoltura di Lavis e della Val di Cembra (con sala degustazione, scuola di cucina del territorio, foresteria, parco archeologico).
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