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Le vendite di vino italiano e il futuro di mercati, ristoranti ed eventi: il James Suckling-pensiero

I consumi non si sono mai fermati, per questo per il critico riprenderanno dopo Covid19. Il futuro è direct-to-consumer, la comunicazione fondamentale

La passione per il vino intatta e, anzi, più forte, perché la voglia di berlo nel mondo non è mai passata. E il futuro sui mercati fondamentali, da dove ci siamo fermati, ma mai del tutto, per fortuna, con le vendite online e soprattutto direct-to-consumer che hanno fatto e faranno la differenza, per tutti, senza esclusione, accanto ai canali tradizionali; e nella ristorazione mondiale che, invece, dagli Usa all’Asia, si è fermata eccome, lasciando un vuoto enorme e facendo sentire tutto il suo peso economico, ma anche sociale e culturale (la conoscenza, il racconto, la promozione del vino e del cibo di qualità nel mondo passano da qui); ma anche degli eventi, in un anno che, impossibilitati a viaggiare, senza la loro incredibile quantità e frequenza, che prima stupivano oggi ne fanno sentire la mancanza, ci fa lavorare sì in smart working, ma a metà, per la mancanza di contatto diretto con i produttori, in primis, ma anche con operatori, buyer e distributori, con sommelier e ristoratori, con i critici e le tante voci del settore. Abbraccia ogni aspetto del mondo del vino, nella sua importanza economica e complessità culturale, il pensiero di James Suckling, tra le firme del giornalismo enoico internazionale più influenti, a tu per tu con il direttore di WineNews, Alessandro Regoli, sulla ripartenza del settore dopo l’emergenza Covid19. Ad accomunarli, un elemento chiave, la comunicazione, che, mai come adesso, ha dimostrato tutto il suo peso, verso i consumatori ma anche verso chi il vino lo vende, e che, per le distanze che dovremo ancora mantenere, sarà sempre più fondamentale.
La difficoltà di immaginare il futuro del mercato enoico l’abbiamo ribadita più volte in questi mesi. “Ma nei Paesi di riferimento si continuano a vendere vini italiani, e, grazie agli appassionati, anche di più - spiega il celebre critico - ma ora le vendite si sono spostate molto anche sui canali web e online sales. Negli Stati Uniti e in Canada i vini italiani stanno andando molto bene, in Asia la situazione è un po’ diversa: in Cina le vendite di vino sono andate giù del 10-20%, perché i cinesi a casa non bevono, ma quando sono fuori in bar e ristoranti; lo stesso per Hong Kong, ma qui i locali sono rimasti meno chiusi, e ad esempio il nostro wine bar James Suckling Wine Central si è fermato solo per 10 giorni e da un mese viene tanta gente per mangiare e bere vino, e questo mi fa essere super positivo anche per la Cina e la Corea. Ma nel futuro anche le vendite online saranno molto importanti e tutti devono pensare a vendere direct-to-consumer, o dtc come dicono in California, perché è fondamentale avere clienti che sono direttamente consumatori, e, allo stesso tempo, continuare a vendere come sempre con distributori e importatori. Il mondo è cambiato - riflette Suckling - e la strategia è pensare a come vendere vini per tutti, e la comunicazione ora più che mai è importantissima, anche e soprattutto con chi vende, e anche a distanza, via web e social media”.
Colpita come non mai, e con essa il consumo dei vini di qualità, “per la ristorazione mondiale a lungo chiusa e senza clienti, ripartire è e sarà difficile - sottolinea - ci saranno meno locali, e penso in particolare ai ristoranti di famiglia. In Usa il 45% del settore chiuderà per sempre, in Italia non so esattamente, qui ad Hong Kong è già chiuso il 25%. Allo stesso tempo, però, il loro ruolo come “finestre per vendere e avvicinare le persone al vino, resterà fondamentale, soprattutto per i vini italiani”.
Momento di comunicazione e di business fondamentale, anche gli eventi cambieranno, “diversamente nei vari Paesi, ma non ci saranno forse per uno anche due anni, perché dopo il Covid continuerà ad essere difficile viaggiare perché tutti dovranno dimostrare di non avere il virus e per i sistemi di quarentena adottati negli Stati. Ecco perché ribadisco l’importanza della comunicazione con chi vende, i ristoratori ed i consumatori, che cambierà anche gli eventi, guardando al web e ai social media, ma quando potremo tornare a parteciparvi penso soprattutto ad eventi più piccoli. Noi, ad esempio, qui nel nostro ristorante di Hong Kong facciamo un evento di promozione dedicato a Bordeaux e poi lo faremo sull’Italia, con un mese di degustazioni e masterclass e con i traders che possono venire per 5-7 giorni ad assaggiare tutti i vini per un’ora, con una comunicazione-informazione diretta dalle cantine. Ma poi riprenderanno, perché alle persone piace bere vino e farlo insieme. È umano. E l’Italia con i suoi bellissimi vini, i suoi incredibili territori, le sue persone squisite e con un grande cuore, è il Paese più umano del mondo. Per questo dovete pensare positivo, non esiste nessun altro Paese al mondo come l’Italia”.

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