 
				
			Passi avanti per il passaggio di denominazione, da Doc (tra le più antiche d’Italia, poiché riconosciuta già nel 1968) a Docg, per i vini dell’Etna, un iter partito nel 2023 grazie al “sì”, all’unanimità, dell’assemblea dei soci del Consorzio dei Vini Etna Doc. Un percorso che potrebbe essere arrivato ad un punto di svolta. “I vini dell’Etna potrebbero avere la nuova denominazione Docg (Origine Controllata e Garantita) già in vigna nel 2026. Se il Ministero riceve le firme entro dicembre, l’avanzamento della procedura in tempi brevi è un obiettivo difficile, ma non irrealizzabile”. A dirlo, è stato il vice Capo di Gabinetto del Ministero dell’Agricoltura, Patrizio D’Andrea, ospite, ieri a Catania, del convegno “Opportunità e strumenti per la crescita del sistema Etna Wine”, promosso da Mada Vinea. “Per chiedere il passaggio da Doc a Docg - ha continuato D’Andrea - è necessario che la richiesta sia sostenuta dal 51% dei produttori che rappresentino anche il 51% della superficie coinvolta”. Una soglia che per essere raggiunta, spiega una nota, necessita ancora di un centinaio di firme, in considerazione che in poco più di dieci anni i viticoltori sono quasi raddoppiati: da 203 nel 2013 a 474 nel 2024. Lo scopo, come ha spiegato il consigliere del Consorzio Etna Doc, Marco Nicolosi, è “centrare l’obiettivo per la prossima vendemmia”. Nicolosi ha ricordato anche che “il territorio “Etna” è caratterizzato da tantissime micro-produzioni diffuse e conferimenti frazionati. Come Consorzio abbiamo già la superficie minima per poter richiedere la Docg, ma adesso l’obiettivo è ambizioso: coinvolgere i piccoli agricoltori, informarli, raccogliere i documenti e inviare tutto al Ministero entro il 2025”.
Grazie ai suoi 230 soci - il 95% del vino imbottigliato e più dell’80% della superficie vitata - il Consorzio dell’Etna Doc produce 5,8 milioni di bottiglie all’anno. Dei 230 soci, 50 sono solo produttori e 180 sono imbottigliatori, di questi la metà imbottiglia conto terzi, mentre i restanti 90 sono produttori e imbottigliatori delle proprie uve. Con 1.347 ettari a Doc nel 2024, l’Etna ha toccato il record di superficie vitata. Un movimento che si è posto un nuovo obiettivo, che guarda ad una ancora migliore definizione dei vini dell’Etna, alla valorizzazione del patrimonio vitato (e quindi al valore dei vigneti) e alla crescita nel posizionamento, con la scelta di passare da Doc a Docg, con sostanziali novità conseguenti alla concretizzazione del “passaggio di categoria”, che ovviamente, comporterà anche delle modifiche al disciplinare di produzione (come abbiamo spiegato su WineNews, raccogliendo le voci del territorio nel nostro ultimo viaggio sul vulcano, e raccontandone i vini, sempre più apprezzati da critica e wine lovers, nel mondo, nella newsletter mensile “I Quaderni di WineNews” di ottobre 2025, dedicata all’Etna). Per la tipologia “Spumante”, verrà aggiunta la possibilità di utilizzare la varietà Carricante, oltre a quella già presente, ovvero il Nerello Mascalese, e sarà, inoltre, possibile produrre la versione Pas Dosé. La resa della tipologia Etna Rosso con Unità Geografica Aggiuntiva verrà diminuita, mentre il numero delle Contrade - attualmente 133, riconosciute a partire dal 2011 e legalmente equiparate a Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) - aumenterà, a seguito della richiesta di produttori presenti in aree ancora non delimitate in Contrade. Infine, nel futuro disciplinare Docg, sarà possibile indicare come Unita Geografica Aggiuntiva (Uga) il nome di uno dei venti comuni, se le uve provengono interamente da quel territorio. Non cambieranno, invece, i confini complessivi della denominazione etnea.
Copyright © 2000/2025
		Contatti: info@winenews.it
		Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
		Seguici anche su Facebook: @winenewsit
	
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025