Si astengano i deboli di cuore. Se ne tengano lontani i soggetti emotivamente labili, così come tutti quelli dalla lacrima facile o dal battito cardiaco ballerino. Perché affacciarsi da queste parti, dinanzi al panorama di una costiera amalfitana dinanzi alla quale si intravede l’Assoluto, significa prescindere anche dai tre ettari aziendali che vi troverete a calpestare, pur meritevoli di attenzione: fra viti ancora a tendone, colture di frutta e ortaggi, e mare e montagna a ricordare comunque chi è che comanda. Sarete nel comune di Tramonti - nome che già la dice lunga - su un lembo di terra dove Alfonso Arpino opera, fra piante centenarie a piede franco, dal 1996: quando con la moglie Anna acquistò un vigneto, un appezzamento boschivo e un vecchio rudere sul pendio del Monte di Grazia, da cui tutto è partito. Oggi sono i figli Olivia e Fortunato a condurre le danze in azienda, mantenendo i tratti distintivi delle diverse uve autoctone - alcune davvero rare - in cui hanno sempre creduto fermamente: dalla Pepella alla Ginestra, dal Tintore al Piedirosso. Fra i vini della cantina, condotta in prima persona da Fortunato, questo Monte di Grazia Rosso a cui certamente non fa difetto una sapida schiettezza, sostenuta anche dalla volatile non aggressiva che accompagna il percorso organolettico: ricordi di rosa e di ribes marcano il finale, di serbevolezza decisamente coinvolgente.
(Fabio Turchetti)
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