"Vogliamo fare della Val di Cembra il distretto dello Chardonnay, come Montebelluna è il distretto delle scarpe da sci: li tutti sanno tutto delle scarpe, di come va il mercato, di cosa si fa nelle aziende. Così vogliamo fare per la produzione del nostro vino bianco di punta". Fausto Peratoner, direttore della Cantina La Vis e della Val di Cembra, la cantina trentina di punta che si caratterizza per un ottimo rapporto qualità-prezzo, guarda con soddisfazione alla tendenza del mercato che parla di un rilancio alla grande dei vini bianchi.
Tramontata la moda del Pinot Grigio che dopo il boom negli Usa si era affermato sulle tavole di tutto il mondo, i bianchi hanno conosciuto un lungo periodo di oscurità, superati alla grande dai rossi. Oggi la riscossa, che premia chi ha creduto nei bianchi.
"Noi non abbiamo mai mollato - spiega Fausto Peratoner - anche perché il trentino è una terra particolarmente vocata: su 1300 ettari di vigneti il 70% è collinare o di montagna, una condizione quasi obbligata per fare vini bianchi e noi abbiamo puntato sullo Chardonnay e i Müller Thurgau".
Il risultato si legge nei bilanci. Il 50% di fatturato della cantina viene realizzato fuori i confini italiani. E tra i mercati di sbocco, in prima fila Germania e Inghilterra, due paesi particolarmente esigenti, amanti del buon bere. E, in genere, particolarmente predisposti verso i rossi. Grande successo hanno avuto ultimamente in Inghilterra vini aromatici come il Muller Thurgau.
La riscossa dei bianchi, dunque, avanza sul mercato mondiale. Vini bianchi ma di qualità. Che fanno dimenticare i “bianco carta” come si chiamavo i bianchi leggeri senza corpo e sentori di una volta. Oggi i vini che per caratteristiche organolettiche e gradazione sono capaci di competere con i grandi rossi. Anche in abbinamento con piatti forti, impegnativi. E gli italiani finiscono nelle classifiche mondiali. Gli chardonnay italiani sono tra i premiati di “Chardonnay du Monde”, la competizione internazionale esclusivamente riservata ai migliori chardonnay, organizzata in Francia e alla quale hanno partecipato 1.090 vini, dei quali solo 323, meno del 30%, sono stati premiati. Nel nostro medagliere cinque le medaglie d’oro su 64 assegnate a vini provenienti da 37 Paesi, otto d’argento e due di bronzo.
Certo, nello spingere il mercato alla riscoperta dei bianchi ha giocato un ruolo non indifferente anche il fattore prezzo: un bianco impegnativo costa indubbiamente meno di un rosso e in tempi di crisi anche questo conta. A confermare la tendenza Michele Bernetti della Umani Ronchi, tra le importanti cantine d’Italia, che esporta il 75% della sua produzione in oltre 50 paesi, in prima fila quelle di Verdicchio. "Stiamo assistendo a un aripresa generale dei bianchi sia all’estero che in Italia, in particolare per le bottiglie di grande personalità, dall’ottimo rapporto qualità/prezzo e prodotte con vitigni autoctoni». E per il Verdicchio si parla di trionfo: è in testa ai paesi innamorati del più celebre bianco delle Marche c’è la Svezia, da sempre mercato dominato dai grandi rossi, dove oggi bere Verdicchio è di moda soprattutto tra i giovani. Anche Stati Uniti e Giappone hanno incrementato sensibilmente la loro richiesta di Verdicchio. Sulle tavole estere primeggia anche il Collio del Friuli. E i siciliani. "Confermo un ritorno dei bianchi sulle tavole degli stranieri, soprattutto in Germania e negli Stati Uniti", afferma Alessio Planeta, di Planeta, cantina molto amata dai critici. Spiega Planeta: "Sono amati vini dalla grande personalità, strutturati e da vitigni autoctoni. Sono certo che il bianco non più relegato al ruolo di vino da pesce o da estate, si prepara a vivere una stagione da protagonista".
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