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RINVENUTI IN 18.000 CAMPIONI

Pfas, Greenpeace: “quasi tutta Italia inquinata e dati parziali: manca monitoraggio delle Regioni”

L’allarme della Ong: quadro grave e incompleto. In Puglia, Sardegna, Molise e Calabria mai fatti controlli
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Pfas rinvenuti su 18.000 campioni di acqua in Italia, il 17% delle analisi effettuate

Le acque di 16 Regioni italiane su 20 sono inquinate dai Pfas (sostanze perfluoro alchiliche, ndr), e nelle quattro che avanzano non sono mai stati fatti i controlli. Il report Greenpeace Italia sulla contaminazione delle sostanze chimiche in fiumi, laghi e acque sotterranee viene definito dalla stessa Ong “grave e incompleto”. Sono due le questioni che preoccupano: l’ampia diffusione - gli Pfas (composti chimici che venivano utilizzati negli Anni Cinquanta del Novecento nelle industrie, dispersi nell’ambiente e perciò fortemente inquinanti) sono stati rinvenuti in quasi 18.000 campioni, pari al 17% delle analisi effettuate tra il 2019 e il 2022 - e la disomogeneità dei controlli sul territorio - alcune Regioni eseguono studi accurati, altre meno e alcune proprio non li fanno, tanto che la reale portata della contaminazione è ancora sconosciuta.
“I dati relativi alla presenza di Pfas in Italia confermano un’emergenza nazionale diffusa e fuori controllo - ha detto Giuseppe Ungherese (Greenpeace Italia) -, che interessa non solo le aree già note per questa contaminazione, ovvero alcune province del Veneto e la zona dell’alessandrino in Piemonte, ma anche numerose altre aree del Paese. Si tratta di un quadro grave e per di più incompleto a causa della mancanza di uniformità nei controlli a livello nazionale e dell’inefficacia dei monitoraggi in numerose Regioni. Secondo i dati Ispra analizzati da Greenpeace Italia, la percentuale di valori positivi ai Pfas varia da Regione a Regione, anche a seconda dell’accuratezza delle misurazioni effettuate dai diversi enti pubblici. Più una Regione esegue controlli e utilizza strumenti precisi e all’avanguardia, più è probabile che venga rilevata una positività da Pfas durante i monitoraggi. Basilicata (31%), Veneto (30%) e Liguria (30%) sono le Regioni con la più alta percentuale di analisi positive rispetto ai controlli effettuati tra il 2019 e il 2022. Anche altre sei Regioni (Lombardia, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Campania) presentano un tasso di positività superiore al 10% nel periodo preso in considerazione.
Nonostante questa diffusa contaminazione, la disomogeneità nei controlli degli enti preposti viene definita da Greenpeace Italia “sconcertante”: quasi il 70% delle analisi nazionali è stato eseguito in sole quattro Regioni del nord Italia (Veneto e Piemonte, interessate da casi storici e ben documentati, a cui si aggiungono Lombardia e Friuli-Venezia Giulia), mentre il restante 30% è distribuito nelle altre 12 Regioni interessate dalle verifiche, creando una sproporzione in termini numerici e di accuratezza. In quattro Regioni del sud Italia (Puglia, Sardegna, Molise e Calabria), dal 2017 al 2022 non risulta invece alcun controllo.
Oltre ad alcune aree del Veneto e dell’Alessandrino, i dati raccolti evidenziano criticità nel Novarese, in Lombardia (Province di Como, Lecco, Pavia e Monza Brianza), Lazio (Roma, zona Ponte Galeria e Viterbese), Emilia Romagna e Abruzzo. “La situazione è grave e la realtà potrebbe essere anche peggiore perché si tratta di dati parziali. Cosa aspetta il Governo a promuovere un provvedimento che limiti, a livello nazionale, l’uso e la produzione di queste pericolose sostanze, a tutela dell’ambiente e della salute di tutte e tutti noi?”, conclude Ungherese.

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