Il Brunello di Montalcino 2018 possiede un corredo aromatico fatto di piccoli frutti rossi, cenni di erbe aromatiche e tocchi speziati ed affumicati. In bocca, il sorso è ben profilato, ritmato e sapido, dallo sviluppo fragrante e dal finale incisivo su ritorni fruttati. Anche se la storia di questa piccola realtà produttiva ormai è trentennale - è il 1992 quando Gianni Pignattai va tra i filari a dare una mano al nonno - Pietroso rappresenta una delle ultime e più significative esperienze nate a Montalcino. Un percorso coerente e ben realizzato che oggi ha dato alla cantina di Gianni, di sua moglie Cecilia e dei figli Andrea e Gloria, una meritata autorevolezza, in un variegato e competitivo universo come quello del Brunello. Cinque gli ettari a vigneto, suddivisi in quattro vigneti: Colombaiolo a sud, Fornello e Montosoli a nord e Pietroso, dove c’è anche la cantina ad ovest della collina di Montalcino, per una produzione di 30.000 bottiglie complessive. Non ci sono dubbi che si tratti di un’azienda squisitamente familiare, ma quello che va sottolineato è piuttosto la capacità di proporre Brunello e Rosso di Montalcino costruiti su una cifra stilistica che punta più sulla finezza che sulla forza e un modo di interpretare i vini dell’areale distante da un certo classicismo, che di classico, a ben guardare, non aveva e non ha nulla, di fatto fondando un paradigma non comune a queste latitudini.
(fp)
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