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CLIMATE CHANGE

Primavera anticipata: dagli asparagi alle fragole, le primizie sbarcano sul mercato un mese prima

Il febbraio più caldo mai registrato ha mandato in tilt le coltivazioni nei campi e la raccolta, secondo Coldiretti 
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La primavera in anticipo influisce sulla raccolta di frutta e verdura (ph: Pexels) 

Dagli asparagi alle fave, dalle fragole ai carciofi, è boom di primizie sui banchi dei mercati e dei supermercati italiani, per colpa del febbraio più caldo mai registrato (oltre 3 gradi sulla media storica), che ha mandato in tilt le coltivazioni nei campi e stravolto completamente le offerte stagionali normalmente presenti sugli scaffali, rendendo impossibile una programmazione scalare della raccolta, secondo il monitoraggio Coldiretti, nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica. Così, in questo periodo, è possibile trovare una grande varietà di offerta di frutta e verdura made in Italy: le fave vengono raccolte nel Lazio con oltre un mese di anticipo, così come in Sardegna e Puglia, e lo stesso vale per le fragole, mentre in Veneto sono comparsi sui banchi dei mercati contadini gli asparagi verdi. Ma in arrivo ci sono anche carciofi romaneschi, piselli, erbe spontanee e agretti.
La finta primavera, con un febbraio che è stato il più caldo mai registrato (+3,09° sulla media storica) e un gennaio con +1,6°, ha stravolto completamente le offerte stagionali: per ottimizzare la spesa e non cadere negli inganni il consiglio della Coldiretti è quello di verificare l’origine nazionale, acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti, comprare direttamente dagli agricoltori e non cercare per forza la frutta o la verdura perfetta perché piccoli problemi estetici non alterano le qualità organolettiche e nutrizionali, i cosiddetti brutti ma buoni. Nelle scelte dei consumatori grande rilievo viene dato alla freschezza del prodotto e al luogo di acquisto con una tendenza a privilegiare la spesa dal produttore. Anche perché la verdura comperata direttamente dal contadino dura di più, non dovendo affrontare lunghe distanze per il trasporto prima di arrivare nel punto di vendita, ed è più buona e ricca di nutrienti perché raccolta quotidianamente al giusto grado di maturazione.
Complessivamente la superficie italiana coltivata ad ortofrutta supera 1 milione di ettari e vale oltre il 25% della produzione lorda vendibile agricola italiana. I punti di forza dell’ortofrutta italiana sono l’assortimento e la biodiversità, con il record di 120 prodotti ortofrutticoli Dop/Igp riconosciuti dall’Ue, la sicurezza, la qualità, la stagionalità che si esalta grazie allo sviluppo latitudinale e altitudinale dell’Italia, una caratteristica vincente per i prodotti ortofrutticoli del Belpaese. Un patrimonio del made in Italy sul quale pesa però la concorrenza sleale, con quasi un prodotto alimentare su 5 importato in Italia che non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese, spesso spinto addirittura da agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’Unione Europea. Un esempio sono le nocciole dalla Turchia, su cui pende l’accusa di sfruttamento del lavoro delle minoranze curde. Ma ci sono anche l’uva e l’aglio dell’Argentina e le banane del Brasile, gravati da pesanti accuse del Dipartimento del Lavoro Usa per utilizzo del lavoro minorile.
“É assurdo che un Paese come l’Italia che ha la leadership per la produzione ortofrutticola debba importare prodotti dall’estero - spiega il presidente Coldiretti, Ettore Prandini

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