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BOLLICINE

Prosecco Doc, il Consorzio dà il via al percorso che potrebbe portare alla tipologia rosè

Il presidente Zanette: “è un’opportunità”. Favorevoli big come Villa Sandi e Zonin. Santa Margherita: “pensiamoci bene”. Contraria la Fivi

Da un lato le bollicine, i cui consumi sono in robusta crescita da anni, in Italia e nel mondo, dall’altro i rosè, altra tendenza del mondo del vino, che sta segnando in maniera importante la forte crescita, tra gli altri, della Francia in Usa, guidata dalla Provenza. Due fenomeni di successo che, nel prossimo futuro, potrebbero fondersi nel Prosecco Rosè, nuova tipologia che il Consorzio della Doc, motore economico del sistema prosecco e vero traino della crescita delle bollicine italiane, sta pensando di inserire nel disciplinare di produzione.
Un’idea sulla quale si discute, ma che è già incardinata su alcuni punti delineati, ovvero il vitigno, che sarebbe il Pinot Nero, già tra le varietà ammesse dal disciplinare, da unire alla Glera,che deve essere minimo l’85%, e sul fatto che la nuova tipologia, riservata solo alla versione spumante, e non a quella frizzante, dovrebbe essere un prodotto di vertice, un completamento di gamma, verso l’alto, del Prosecco Doc, al netto delle scelte delle singole aziende.
“È un percorso che è solo all’inizio, ma su cui due giorni fa il consiglio di amministrazione ha deliberato di proseguire, studiando come gestire al meglio questa possibile novità, che poi ovviamente dovrà fare tutti i passaggi del caso, a partire dall’approvazione dell’assemblea dei produttori”, spiega a WineNews il presidente del Consorzio del Prosecco Doc, Stefano Zanette.
“Chiaramente pensiamo ad un completamento di gamma, non a snaturare il Prosecco che, anche nella eventuale declinazione rosè, dovrebbe mantenere comunque le sue principali caratteristiche organolettiche, che ne hanno determinato il successo fino ad oggi, a partire della freschezza. Pensiamo che sia una cosa positiva - spiega Zanette - e poi tutte le più importanti denominazioni della spumantistica hanno una versione rosata che, solitamente, riesce a spuntare anche prezzi mediamente più alti di quella in bianco. Certo è che dobbiamo calibrare bene le cose, partendo da una modifica del disciplinare che consenta, per esempio, la possibilità di vinificare in rosso il pinot grigio, che è già tra le varietà ammesse dal panorama ampelografico della Doc. Dobbiamo fare tutte le valutazioni del caso, ovviamente, ma secondo noi è un’occasione da cogliere”.
Insomma, una novità potenzialmente importante, e che come tale, come sempre succede nel mondo del vino, divide le opinioni tra favorevoli, scettici e nettamente contrari. Tra i primi, per esempio, ci sono due dei nomi più importanti del Prosecco, come Villa Sandi e Zonin 1821.
“Sono favorevolissimo, è un’idea che sostengo già dal 2009 - spiega a WineNews Giancarlo Moretti Polegato, alla guida di Villa Sandi - quando il Prosecco è diventato una Doc, e quindi non più il nome di un vino e di un vitigno, ma di un territorio. Certo è che deve essere un prodotto importante, come è in tutti i grandi territorio della spumantistica, basta pensare a Champagne, Franciacorta e Trendoc. È una tipologia che, di norma, garantisce un valore aggiunto più alto, sarebbe un completamento di gamma verso l’alto. E poi se è vero che in Italia il rosè, come categoria, ancora non sfonda, in altri mercati per noi strategici, come il Regno Unito e gli Usa, i rosati stanno volando. Io spero che tutto sia pronto già dalla vendemmia 2019”.
Favorevole al Prosecco in rosa anche Domenico Zonin, alla guida della Zonin 1821.
“Siamo convinti che sia sia una buona idea, il mercato è molto aperto agli spumanti rosè, non c’è motivo per cui il Prosecco se ne debba privare. Quello che spero è che passi tra tutti i produttori l’idea di posizionarlo più in alto, anche se poi ognuno farà le sue scelte, ma dovrebbe avere un valore aggiunto superiore alla classica versione in bianco”.
Più cauta la visione del Gruppo Santa Margherita, altro grande nome del Prosecco, sebbene la produzione sia più spostata sulla Docg del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, anche se è evidente che la novità del rosè, a livello di comunicazione, percezione e marketing coinvolgerebbe tutto il sistema Prosecco.
“Per ora siamo un po’ perplessi - spiega l’ad Ettore Nicoletto - dobbiamo valutare bene le cose, perchè rischiamo di andare a danneggiare l’identità di un vino e di un territorio. Perchè il Prosecco, e la Glera, hanno un’identità “a bacca bianca”, una declinazione del rosè sarebbe forse poco coerente. Non è un no a priori, ma abbiamo forti riserve, legate soprattutto ad un fattore identitario. Capiamo che ci possano essere delle opportunità di mercato, ma prima di qualunque altra considerazione debba pensare al territorio. Credo che prima di partire con un progetto del genere si debba fare un ragionamento molto approfondito. Il prosecco non è solo Doc, ma è anche Docg, e siamo molto felici del successo dell’intero sistema, ma dobbiamo maneggiarlo con cura”.
Chi, invece, è nettamente contraria, è la delegazione dei Vignaioli Indipendenti Trevigiani della Fivi, che con un comunicato ufficiale, nei giorni scorsi, ha detto preso “le distanze dalle dichiarazioni del Presidente del Consorzio Prosecco Doc Stefano Zanette, nel momento in cui si rende possibilista in merito a l’introduzione della tipologia “Prosecco Rosè” nel disciplinare di produzione del Prosecco Doc. La delegazione dei Vignaioli Indipendenti Trevigiani FIVI non intende assolutamente avallare questa ipotesi per i motivi che seguono. Il concetto di qualità “Premium”, suggerita da Zanette, viene già espresso dai vignaioli da sempre con l’utilizzo della Glera e con una viticoltura accorta. L’idea che sia necessario il Pinot Nero come migliorativo dequalifica non solo l’identità della Glera, ma anche quella dei vitigni autoctoni a bacca rossa già esistenti nel territorio. Prevedendo una tipologia “Prosecco Rosè” si andrebbe a rendere ancor più generalista l’idea del Prosecco diluendo ogni concetto legato a tradizione e cultura di un luogo. Con l’introduzione del “Prosecco Rosè” viene cancellato ogni politica di valorizzazione del territorio portata avanti con fatica negli anni”.

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