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QUANDO L’ITALIA DEL VINO ESPORTA NON SOLO BOTTIGLIE, MA IDEE DI SUCCESSO: IL CASO DEL PROGETTO DI VITICOLTURA SOSTENIBILE “MAGIS”, CHE METTE INSIEME CANTINE, ORGANIZZAZIONI DEL VINO E MONDO DELLA RICERCA. E RISCUOTE SUCCESSI ANCHE OLTRE CONFINE

Italia
Il progetto Magis per una viticoltura più ecosostenibile

Quando l’Italia del vino non esporta solo ottimi prodotti, ma anche idee di successo: è il caso del progetto Magis, il programma di viticoltura sostenibile che mette insieme mondo della ricerca, con 12 università italiane coinvolte, organizzazioni di filiera e tante cantine del Belpaese. Per ridurre l’impatto ambientale della viticoltura e, soprattutto renderlo comunicabile al consumatore ed elemento di valore aggiunto per i produttori. Coordinato dal professor Attilio Scienza dell’Università di Milano, il progetto è stato presentato sulla scena internazionale al Vinexpo, incontrando grande successo (www.magis.me). Anche perché la viticoltura sostenibile “sta diventando un tema fatidico - spiega a WineNews - e la volontà delle aziende di produrre vino e di uva naturalmente, rispettando il più possibile le risorse della terra, sarà sempre più protagonista. Bisogna pensare che Magis non è una versione di viticoltura biologica, tutt’altro, ha delle ambizioni più alte che vanno da una difesa della biodiversità biologica e e culturale, alla cultura del paesaggio, dalla produzione di energia alternativa, alla riduzione della chimica nel vigneto, alla dignità al lavoro dei viticoltori. Un progetto che ha sempre più aderenti, Magis è passato da un centinaio di aziende e ormai stiamo arrivando a 200 aziende, e questo può diventare un logo, un’immagine di grande impatto nella comunicazione ma anche nella grande distribuzione e nel consumatore che vuole essere, in un certo senso, “alleato” del produttore nella difesa di una viticoltura tradizionale ma di grande qualità”. La caratteristica di Magis è il costante confronto e aggiornamento di un protocollo di lavoro che ad oggi, dove adottato, ha già portato ad una riduzione dei costi di difesa del vigneto del 16% con una qualità del prodotto inalterata o migliorata, analizzando e condividendo dati ambientali, tecniche colturali e produttive.

Distintivo del progetto Magis, il protocollo di sostenibilità è un documento di carattere pratico mutuato dalla medicina, dove ha avuto un eccezionale successo in termini di miglioramento della qualità dell'assistenza, e che per la prima volta in ambito agricolo mette a disposizione di ogni operatore le migliori competenze esistenti. Una novità non solo nel panorama vitivinicolo, ma in quello agroalimentare. Proprio come il protocollo di cura in medicina, il protocollo di sostenibilità viene costantemente aggiornato per valutare e accogliere tutte le novità fornite dalla ricerca e dall’esperienza della comunità scientifica e delle migliori aziende, e successivamente viene messo a disposizione delle aziende partecipanti, che mettono a confronto una parte di vigneto condotto secondo le indicazioni precise del protocollo di sostenibilità con un’altra parte condotta in maniera tradizionale-aziendale: sono stati poi valutati costantemente i risultati di mappatura vegeto-produttiva delle piante, gli interventi di difesa mirata sui parassiti nelle varie zone climatiche e lo studio delle condizioni meteo.
E la qualità dei vini? Eccellente: “le degustazioni e le analisi sensoriali affidate ad un panel qualificato dell’Assoenologi - ha spiegato Giuseppe Martelli, Direttore dell’Associazione Enologi ed Enotecnici Italiani, altro partner del progetto - hanno promosso i vini Magis e confermato che la qualità si può ottenere anche riducendo costi ed impatto ambientale”. E una ricerca specifica su uve, vini e ocratossina, condotta secondo le risoluzioni dell’Oiv (Organisation International de la Vigne e du Vin, cui aderiscono 44 Stati) dai ricercatori del Cnr, Istituto di Scienze della Produzioni Alimentari di Bari, ha confermato la salubrità dei vini ottenuti con il protocollo di sostenibilità Magis.
Ma tutto questo può essere comunicato come valore aggiunto al consumatore?
“Io ne sono assolutamente convinto - risponde Massimo Tuzzi, direttore export di Zonin, una delle cantine che aderiscono al progetto - dobbiamo comunicarlo e stiamo cercando di farlo. Io credo che la particolarità di questo progetto sia proprio la misurabilità oggettiva dei risultati, rispetto a tutte le altre cose di cui si parla molto oggi, come una produzione biodinamica che però ha sicuramente delle difficoltà nell’arrivare al cliente di massa, il biologico che trova ancora tantissimi punti di domanda e zone un pochino grigie e non arriva con un messaggio molto chiaro. Noi abbiamo un sistema di produzione eco-sostenibile che è misurabile. Quindi si può oggettivamente misurare il minor impatto ambientale che una produzione qualitativa può avere. E questa è una cosa importante. C’è molta sensibilità sull’ecosostenibilità, anche per i disastri ambientali degli ultimi anni. In una recente conferenza su vino e clima a Barcellona c’erano tante aziende vitivinicole molto importanti, ognuna portava i propri progetti, ma ci siamo resi conto che i nostri progetti sul protocollo Magis, che abbiamo contribuito a scrivere insieme ad altri colleghi, sono assolutamente validi e apprezzati. I giudizi che ci hanno dato le altre aziende produttrici sono assolutamente positivi. Quindi un confronto in quella sede internazionale ha fatto arricchire la nostra esperienza, l'esperienza di Magis e anche l'esperienza di altri produttori. Questo valore aggiunto, però va comunicato prima di tutto al trade, ma si può arrivare anche al consumatore finale, perché il pubblico è molto sensibile su questi aspetti”.

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