02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
AGROALIMENTARE

Raccolta dell’olio extravergine a rischio nel 2023? Assitol lancia l’allarme 

Una campagna che si prospetta difficile e all’insegna dell’incertezza. Lo scorso anno si è registrato un calo del -26% a livello mondiale 

Anche per quest’anno le prospettive per la raccolta dell’olio extravergine sono tutt’altro che rosee: la campagna si presenta difficile e all’insegna dell’incertezza, come evidenzia l’analisi, presentata a Bruxelles dal “Civil Dialogue Group”, il gruppo di esperti della Direzione Agricoltura alla Commissione Europea, che conferma il quadro negativo, sottolineato in più occasioni da Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia (che aderisce a Federalimentare ed a Confindustria).
“I dati certificano il grido d’allarme che abbiamo lanciato più volte in questa complicata campagna olearia - commenta Andrea Carrassi, direttore generale dell’associazione - alcune criticità saranno ancora presenti e incideranno sull’intera filiera, chiamata a fronteggiare uno scenario delicato”. Secondo le rilevazioni degli esperti di Bruxelles, l’intera produzione mondiale nella campagna 2022-23 ha registrato un calo del 26% rispetto a quella precedente, per un ammontare complessivo di 2.505.000 tonnellate di olio d’oliva. In particolare l’Europa olearia ha perso il 39% dei suoi quantitativi, confermando purtroppo la tendenza degli ultimi cinque anni, con la costante riduzione di olio d’oliva nell’Unione Europea (-35%).
La Spagna, che rappresenta quasi la metà dei volumi nel mondo, ha prodotto 664.000 tonnellate di olio d’oliva, vale a dire il 56% in meno del suo standard abituale. Per l’Italia, con 241.000 tonnellate, il calo nella campagna appena conclusa è del 27%, quasi un terzo in meno. Fuori dalla Unione Europea si segnala la crescita della Turchia (+17%) e la forte contrazione dei volumi della Tunisia (-25%), che ha visto ridurre anche il suo export. Altra indicazione preoccupante riguarda lo stock di fine campagna, pari a 280.000 tonnellate, una cifra molto bassa sulla campagna 2021-22, terminata con 670.000 tonnellate. La scarsa disponibilità di olio d’oliva ha provocato la crescita delle quotazioni in tutta Europa, determinando un ulteriore decremento dei consumi di olio d’oliva, già gravati dall’inflazione. Questo aspetto ha pesato anche sulle esportazioni dei Paesi extra-Ue, che più acquistano in Europa, come per gli Stati Uniti (-20%), la Cina (-31%), il Canada (-18%) e il Regno Unito (17,3%).
“Sarebbe  un grave errore ritenere che la prossima campagna aggiusterà tutto - avverte  Carrassi - al contrario, i ridotti stock di olio d’oliva in Europa ci fanno temere per la disponibilità dell’extra vergine nei prossimi mesi  e, in generale, per la prossima campagna”. La siccità, che tanto ha inciso sull’andamento del mercato, fa ancora sentire i suoi effetti in tutto il Mediterraneo, insieme alle conseguenze del meteo estremo. “Il rischio, nonostante in Italia si attenda una campagna migliore di quella passata, è di assistere al ripetersi della stessa situazione, rendendo ancora più difficili le prospettive del nostro comparto. É urgente una seria riflessione, nella filiera e con le istituzioni, sulle misure che ci permettano di garantire l’extra vergine ai nostri consumatori. Diversamente, la salute degli italiani, che deve molto a questa spremuta di benessere, non potrebbe più contare sui benefici dell’olio d’oliva” conclude Carrassi.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli