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DA OGGI AL 17 LUGLIO

Regale ed eclettica, la tavola dei Savoia rivive tra casserole, cloche e la “fontaine à eau chaude”

I Musei Reali di Torino celebrano i 161 anni dell’Unità d’Italia con il ritorno nella prima Capitale del corredo oggi conservato al Quirinale a Roma

Annoverato tra le maggiori committenze delle corti europee dell’epoca, in origine era composto da 1.832 elementi eclettici, regali e sfarzosi tutti in argento, tra una grande zuppiera ovale, legumiere, “casseroles à entremets”, salsiere, oliere, saliere e mostardiere, cucchiai per la senape, sottobottiglie, posateria per 12 persone, piatti da portata, “cloches”, vassoi, zuccheriere, caffettiere, lattiere, teiere e persino “una fontaine à eau chaude” con il suo fornello, secondo la moda del tempo. Ed è attraverso alcuni di questi magnifici esemplari che, ancora una volta, la storia d’Italia e quella della tavola si intrecciano, nel ritorno a Torino del prestigioso corredo commissionato nel 1833 dal Re Carlo Alberto a Charles-Nicolas Odiot e realizzato a Parigi per la Sala da Pranzo del Palazzo Reale, oggi conservato nelle collezioni del Palazzo del Quirinale a Roma (dove fu trasferito tra il 1873 e il 1874). Un ritorno con il quale i Musei Reali della prima Capitale italiana celebrano i 161 anni dell’Unità d’Italia, ed è proprio la sontuosa Sala del Palazzo che fa parte del polo museale a far rivivere i fasti della tavola dei Savoia con un’inedita “mise en table” (dal 17 marzo al 17 luglio).
Il servizio, ammirato per l’eccellente qualità già all’“Expositions des Produits de l’Industrie” di Parigi nel 1834, segna l’evoluzione dei modelli decorativi dell’oreficeria verso un eclettismo di gusto inglese, con forme arrotondate che si adattavano alle esigenze della nascente meccanizzazione industriale. In particolare, al Palazzo Reale di Torino sono esposti 164 esemplari in prestito temporaneo dal Palazzo del Quirinale, realizzati da Charles-Nicolas Odiot, figlio di Jean-Baptiste Claude, a guida di una fiorente bottega orafa che tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento forniva capolavori di oreficeria per l’aristocrazia francese e che annoverava tra i propri committenti anche Napoleone Bonaparte. La storia e l’identità del servizio sono state ricostruite grazie alle ricerche di Bertrand de Royere, che ha rintracciato anche i disegni preparatori della celebre Maison parigina, purtroppo dispersi in aste recenti.
La “mise en table” del Palazzo Reale di Torino è impreziosita da cristalli e porcellane delle collezioni dei Musei Reali e presenta un allestimento scenografico realizzato in collaborazione con la Fondazione Teatro Regio di Torino. Ai lati della tavola, ci sono anche quattro manichini con abiti da sera maschili e femminili di fine Ottocento-inizio Novecento, allestiti dalla scenografa Claudia Boasso.
Oltre alla visita della Sala da Pranzo, è possibile accedere ad altre suggestive “Tavole imbandite”. Al piano terra, l’Appartamento della Regina Elena, con la Sala da Pranzo ornata dai vasi settecenteschi a motivo “palla di neve” e dal servizio “Uccelli e insetti” della manifattura di Meissen (1896), il Salotto con servizio da caffè e cioccolata, la Sala del Piano con servizio da tè realizzato a Berlino (1895) e la Sala della piglia con gli armadi storici contenenti prestigiosi servizi in porcellana e cristallo di produzione europea. Al primo piano, l’Appartamento dei Principi Forestieri, con una tavola di gusto orientale riservata agli ospiti, e l’Appartamento della Regina Maria Teresa con lo splendido servizio a motivi floreali dipinti in tonalità porpora dalla manifattura di Berlino (1894) e “biscuit” centrotavola francesi nella Sala delle Cameriste, oltre a una selezione del pregiato servizio da dessert parigino detto delle “Donne più celebri d’Europa di tutti i tempi” (1852), realizzato dall’Atelier di Boyer. La visita si conclude nella Sala del Lavaggio con la collezione di porcellane orientali conservate negli armadi storici del Palazzo Reale.

Focus - La Sala da pranzo del Palazzo Reale di Torino
Nel Settecento, l’ambiente era occupato da una camera da dormire e da un gabinetto di toeletta compresi nell’Appartamento d’Estate commissionato, a fine Seicento, dal Duca Vittorio Amedeo II e in seguito rinnovato da Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri. Per volontà di Carlo Alberto, nel 1837 fu abbattuto il muro divisorio tra i due ambienti per creare la nuova sala da pranzo progettata da Pelagio Palagi. Il pavimento dell’antica camera da letto, realizzato nel 1732 da Giovanni Tamietti in legno di noce, carpino, acero e mogano, fu allora ampliato dall’ebanista Gabriele Capello.
La decorazione pittorica dell’ambiente voluta da Carlo Alberto, ora in parte non più presente, aveva una forte connotazione politica, rimandando alla passata storia sabauda. Per l’occasione, la volta fu dipinta ad affresco da Francesco Gonin che, al centro, raffigurò “Il conte Umberto Biancamano che, unitamente ad Eriberto, Arcivescovo di Milano, conduce un’armata in soccorso dell’Imperatore Corrado il Salico, allorquando questi guerreggiava in Borgogna contro Odone di Sciampagna”, un fatto storico avvenuto nel 1034. Per le pareti, furono incaricati altri due pittori, Ferdinando Cavalleri e Massimo D’Azeglio del quale, nel 1858 come ricordato da Clemente Rovere, restavano sei quadri di battaglia, oggi esposti al secondo piano del Palazzo: “Amedeo VI alle Crociate” (1366), “La difesa di Nizza dai francesi e dai turchi” (1543), “La battaglia di San Quintino” (1557), “Vittorie di Amedeo VII in giostra” (1373); “L’assedio di Torino” (1706) e “La vittoria dell’Assietta” (1747).
A partire dal 1886, durante il regno di Umberto I e Margherita, l’architetto Emilio Stramucci sacrificò l’assetto carloalbertino per una ricostruzione in stile neorococò, utilizzando decori e arredi più antichi recuperati nei depositi del Palazzo. Sulla volta furono sistemati i due ovali con “Rinaldo e Armida” di Daniel Seiter e “Bacco e Arianna” di Marcantonio Franceschini e, sulla parete di fronte alle finestre, si allestirono gli arazzi settecenteschi con storie di Annibale e Cesare, tessuti dalla Manifattura Reale di Torino, su bozzetti del pittore di corte Carlo Francesco Beaumont, opportunamente rientrati nel 1897 dal Quirinale. I tre panni rappresentano “Il giovane Annibale riceve le armi e giura odio ai Romani”, “La battaglia di Farsalo” e “I supremi onori a Cesare”, per opera degli arazzieri Antonio Dini e Vittorio Demignot. A quel tempo furono sistemate anche le sedie in stile “barocchetto”, provenienti dal Palazzo Reale di Genova.

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