Ottenuto dalle uve Chardonnay provenienti da un vigneto di 3 ettari, prende il nome da “Avane” ovvero l’antico nome dei luoghi che comprendevano anche il borgo di San Felice. Fermentato prevalentemente in acciaio e per una parte in legno, la versione 2020 profuma di gelsomino, glicine, frutta esotica ed agrumi, con tocchi balsamici. In bocca, il sorso è morbido e ricco, dalla progressione fragrante e dal finale in cui tornano i rimandi agrumati. La storia di San Felice, almeno quella più vicina all’oggi, comincia negli anni Settanta del secolo scorso, quando la tenuta è acquisita dal Gruppo Allianz. Il Borgo viene completamente restaurato con interventi che ne valorizzano le caratteristiche architettoniche, fino ad arrivare agli splendori odierni del suo resort e della sua ristorazione. Sul fronte vitivinicolo, i passi non sono meno importanti. Un programma di reimpianto dei vigneti la mette da subito tra le realtà più significative della denominazione del Chianti Classico, con una valorizzazione del Sangiovese che ha fatto scuola per anni, affiancata da una ricerca sui vitigni di antica coltivazione con le Università di Firenze e Pisa. Oggi San Felice, 185 ettari a vigneto per una produzione media di 1.200.000 bottiglie, ma la proprietà conta anche sulla tenuta di Campogiovanni a Montalcino e quella di Bell'Aja a Bolgheri, formando un mosaico produttivo nei migliori terroir della Toscana enoica.
(are)
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