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AGRICOLTURA E LAVORO

Senza stranieri addio made in Italy agroalimentare. Click day, attesi 44.000 stagionali in campagna

Coldiretti: in Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere con 358.000 lavoratori provenienti da ben 164 Paesi
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I lavoratori stranieri essenziali per il made in Italy (ph: Tim Mossholder su Unsplash)

Senza stranieri il made in Italy agroalimentare non esisterebbe. Il Belpaese è leader in tante coltivazioni, le campagne sono una parte importante del nostro paesaggio ma hanno bisogno di una costante forza lavoro. Braccia che l’Italia non riesce a garantirsi dovendo così fare affidamento a chi arriva dall’estero. Il 27 marzo 2023 scatta il click day per l’arrivo in Italia dei lavoratori extracomunitari previsti dal decreto flussi con il nuovo Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) di programmazione transitoria dei flussi che stabilisce 82.705 ingressi, in aumento sui 69.700 dell’anno precedente. A dirlo è Coldiretti, che sottolinea come le quote per lavoro stagionale, attese principalmente nelle campagne, ammontano a 44.000 unità (contro le 42.000 dello scorso anno) delle quali 1.500 riservate alle nuove richieste di nullaosta stagionale pluriennale, ingressi che di fatto consentono all’impresa negli anni successivi di non essere vincolata ai termini di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Dpcm per avere accesso all’autorizzazione.
In Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere con 358.000 lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati nei campi e nelle stalle fornendo più del 30% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier Idos. Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso, spiega la Coldiretti, della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani. I lavoratori stranieri occupati in agricoltura sono per la maggior parte provenienti da Romania, Marocco, India e Albania, ma ci sono rappresentanti di un po’ tutte le nazionalità. Si tratta, soprattutto, di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli. Ma cresce anche la presenza di stranieri alla guida delle imprese agricole con 17.000 titolari di nazionalità diversa da quella italiana.
“La vera ed importante novità di questo decreto è la riconferma - ha spiegato la Coldiretti - del rilascio di quote stagionali di ingresso riservate alle associazioni di categoria per i propri associati nella misura di 22.000 unità (erano 14.000 l’anno prima), a dimostrazione del fatto che i tempi sono maturi per rendere strutturale la norma sperimentale introdotta dal decreto semplificazione (Dl 73/2022), sostenuta dalla Coldiretti. Le richieste presentate dalle organizzazioni professionali dei datori di lavoro, che avranno priorità sulla generalità delle istanze, saranno preventivamente verificate dalle organizzazioni professionali stesse che assumono anche l’impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori, di fatto accelerando l’intero iter della procedura d’ingresso.
Il nuovo Decreto sarà anche l’occasione per sperimentare il superamento del nullaosta, sostituito da una comunicazione allo sportello unico per l’immigrazione da parte del datore di lavoro contenente la proposta di contratto di soggiorno per lavoro subordinato, che verrà immediatamente trasmesso all’ambasciata italiana all’estero per più tempestivo rilascio del visto di ingresso”.
Il Dpcm prevede che il datore di lavoro interessato, prima dell’invio della richiesta di nullaosta, abbia verificato presso il centro per l’impiego competente dell’indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale prima di assumere lavoratori non comunitari dall’estero. Un adempimento che per le quote stagionali agricole non è dovuto, anche perché, sostiene la Coldiretti, avrebbe rischiato di trasformarsi in un appesantimento burocratico per le imprese costrette a fare i conti nei campi con le esigenze di tempestività imposte dai cambiamenti climatici e dalla stagionalità delle produzioni.

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