Nella Tenuta che riporta a pensieri di vino, ma anche di vera bellezza (Arceno è tra i luoghi più suggestivi nell’area di cui Castelnuovo è capoluogo, e nei circa 1.000 ettari della proprietà nulla manca per ribadirlo, tra boschi e cipresseti, parco, lago, antiche case e preziosi oliveti) lavora una mini Onu enoica. Proprietà Usa, terroir più che mai toscano, finissage d’ispirazione bordolese affidata (in ambo con Lawrence Cronin) a Pierre Seillan, rodato guascone creatore a Sonoma del premiatissimo Verité e a lungo a St. Emilion in vari Chateau. L’esito? Una batteria che parte dai Sangiovese chiantigeni, affrontati con rispetto e volontà di non snaturare, e anzi rivendicare le stimmate di zona, per poi virare sui vessilli di Bordeaux lavorati in blend e in purezza: il Merlot Valadorna e - eccoci al punto - il Cabernet Franc Arcanum, un tempo “battezzato” con dosi variabili dei confratelli di Garonna, e oggi orgogliosamente in purezza: vitigno espressivo quanto suscettibile, capace di espressioni rustiche e brusche come di eleganza e volteggi da Nureyev. L’Arcanum 2016 (annata classica, tra le poche in un decennio tessuto di asperità climatiche più che di regolarità) ha l’elasticità del danzatore e il suo equilibrio, ma anche l’ossatura e il fiato del fondista: serio e sereno, varietale e territoriale insieme, vale il suo costo, e lo dimostrerà lungo un tragitto stimabile in decenni.
(Antonio Paolini)
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