La Vernaccia di San Gimignano è l’unica Docg bianchista toscana, con tutti i pro e i contro di questa sua peculiarità. E nella fase attuale, in cui l’interesse intorno ai vini bianchi sembra decisamente in rialzo, la denominazione ne dovrebbe trarre un beneficio diffuso. Ma è grazie a realtà produttive come Terre di Sovernaja se quell’interesse riuscirà a lasciare l’ambito, anche se importante, esclusivamente commerciale, per segnare una vera e propria “nouvelle vague” enoica anche nella città delle Torri. L’azienda di famiglia è oggi di proprietà di Federico Montagnani, che nel 2006 l’ha ripresa in mano, esordendo sul mercato con la sua prima Vernaccia di San Gimignano nel 2017. 10 gli ettari a vigneto coltivati in biologico (per una produzione di 30.000 bottiglie), che affiancano olivi e piante di zafferano. Le varietà principalmente allevate sono la Vernaccia e il Sangiovese, con una piccola quota anche di Colorino, Canaiolo, Ciliegiolo, Pugnitello, Malvasia Nera, Trebbiano, Malvasia, Vermentino e Verdacchio, un antico vitigno locale completamente scomparso, che in un piccolo vigneto di Terre di Sovernaja, vecchio di oltre un secolo, continua ad esistere. La Vernaccia di San Gimignano Assola Riserva 2021 profuma di fiori e mandorle, con tocchi di pietra focaia. In bocca il sorso è ben profilato e gioca con equilibrio su maturità e freschezza, fino ad un finale vivace e croccante.
(fp)
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