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Un calice nero che trasforma la degustazione in una “adventure for the senses” con protagonisti vista, suono, gusto. La new entry per l'azienda austriaca Riedel, una delle aziende leader dei cristalli da vino
di Achille Prostamo

L'ultima novità per gli appassionati di vino arriva dall'azienda austriaca Riedel, leader mondiale nel design, produzione e commercializzazione di cristalli da vino, che rilancia un nuovo modo di degustare attraverso un calice di cristallo di colore nero. Si chiama “Blind Blind” ed è un calice da blind tasting, utilizzato per condurre una degustazione ricca di sinfonia e di attenta meditazione ad occhi chiusi.
Realizzato esclusivamente a mano, per opera di maestri artigiani che da secoli si tramandano la tradizione della lavorazione del vetro, attraverso la tecnica della soffiatura a bocca, “Blind Blind” rappresenta sicuramente un tipo di cristallo molto particolare che vede la presenza di un 24% di ossido di piombo, cristallo più pregiato, con l’aggiunta di ossido di manganese per ottenere il colore nero. “Blind Blind” (in vendita al prezzo di 42 euro) si distingue anche per la sua forma slanciata e raffinata, alto 266 mm e con una capacità di 380 cc.
Un nuovo modo di assaporare i gioielli enologici secondo la loro vera essenza, al di là delle influenze esterne e psicologiche prodotte alla prima vista di un vino in un calice trasparente. Con “Blind Blind”, gli unici elementi che contano durante la degustazione sono olfatto e gusto, con attenzione sempre a colore, riflessi e limpidezza. Il calice nero, infatti, nasce per soddisfare le esigenze di tutti coloro che, amanti del buon bere, non vogliono avere già un’idea precisa di un vino ancor prima di degustarlo, ma desiderano assoporarlo “al buio”, spogliato cioè delle sue vesti esteriori, nascosto dal colore rosso, bianco, rosato.
Grazie alla blind tasting, Riedel ritrova la filosofia della sua azienda, quella cioè legata all'arte minuziosa e precisa del cristallo unita alla sinfonia dei materiali prescelti, gli stessi usati migliaia di secoli fa nell'intramontabile Impero Romano. Il suo fondatore, Claus Riedel è stato il primo inventore dei calici da vino, il primo a carpire l’importanza dei suoni e dei sapori nell’assaggio di una bevanda ricca di storia e sentimento. Oggi i più grandi vini del mondo si bevono in bicchieri progettati e realizzati dalla Riedel, un’azienda che vanta una grande storia-romanzo che vede come protagoniste dieci generazioni di una famiglia di cristallieri, a partire dalla metà del ‘700 quando, in Boemia, Johann Leopold Riedel, erede di una stirpe di soffiatori e doratori, fonda la prima vetreria, un’impresa destinata a segnare sia l’economia dell’impero austro-ungarico che le tecniche di produzione del vetro e del cristallo.

Il ritratto: la Riedel, i cru del cristallo
In crescita costante per due secoli, la Riedel ha origine nel 1750. Dopo una rapida evoluzione, subisce un arresto durante il secondo conflitto mondiale e la confisca degli stabilimenti da parte del nuovo stato comunista cecoslovacco. Dopo la guerra, al timone dell’azienda passa Claus Josef Riedel e, da subito, la sua attenzione si indirizza in particolare sui bicchieri. Con Calus Josef Ridel si capisce che il vino era veramente tanto penalizzato e non aveva l’opportunità di esprimere la sua ricchezza olfattiva, gustativa e di carattere. Si era insomma capito che le grandi bottiglie esigevano bicchieri di cristallo sottile, di forma e capacità diverse a seconda del tipo di vino. Nel 1961, la Riedel presentò nel suo catalogo tre bicchieri ideali per la degustazione, ognuno appositamente studiato per una tipologia definita di vino. Gli ultimi venti anni hanno portato nel mondo una forte attenzione per il vino di pregio, e ciò ha visto Riedel sempre più impegnata verso la commercializzazione dei cristalli in gran parte del mondo, dai mercati tradizionali (Austria, Francia, Germania, Italia) agli Stati Uniti, Australia e Giappone.
Oggi l’importanza della degustazione ha visto l’azienda impegnarsi sempre maggiormente nella realizzazione di strumenti sofisticati, fino a ritenere che degustare significa esaltare a livello visivo, olfattivo e gustativo i vini. La filosofia attuale di Riedel è quella secondo cui dopo gli occhi con l’apprezzamento del colore e della brillantezza entra in gioco il naso, ed è da qui che si fa avanti l’importanza del calice giusto. L’ampiezza del calice, la sua dimensione, il tipo di imboccatura sono, infatti, in grado di raccogliere, concentrare, dirigere, sottolineare e addirittura selezionare i profumi. Anche per quanto riguarda il gusto, è il bicchiere che porta il vino a contatto con lingua e che poi lo fa scorrere in bocca. L’incontro con le papille sarà molto diverso a seconda della dimensione e della forma dell'imboccatura perché, come sappiamo, la lingua percepisce i quattro sapori fondamentali - dolce, salato, amaro e acido - in diverse zone. E’ il bicchiere che può consentirci di fruire al meglio della ricchezza gustativa propria di ogni vino, facendolo scorrere nel modo giusto. E poiché i vini sono molto diversi tra di loro, è evidente che i bicchieri non possono avere la stessa forma.

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